L'ETA' D'ORO (1940-50)
John Windham IL GIORNO DEI TRIFIDI 1951
Si potrebbe disegnare una traiettoria davvero straordinaria di varianti intorno ad un tema comune, come accade nel blues, è il caso della distopia della cecità inaugurata da H. G. Wells con il paese dei ciechi (1904) e conclusa - forse - da Saramago con Cecità (1995), fra i due metterei di diritto "Il giorno dei trifidi" di John Windham. Danneggiato, a mio parere da un film abbastanza mediocre, il romanzo di Windham pubblicato nel 1951 conserva invece una sua singolare freschezza. Affascinato dai temi apocalittici, lo scrittore inglese riesce ad affrontarli sempre con una certa leggerezza anglosassone, e a mescolare il tema del non vedere che ha sempre un inevitabile risvolto sociologico, con quello delle piante assassine che porta invece in sè la questione dell'alterità, altro tema essenziale per la fantascienza e sempre rivelatore di una precisa idea della società e del suo futuro possibile. Sicuramente da leggere, magari insieme al suo antecedente e al suo successore, per cogliere le sfumature ideologiche che ogni autore vi ha nascosto.
John Windham I TRASFIGURATI 1955
Pessimo titolo, sia in italiano (I trasfigurati) che nell'originale (The Chrysalids), per un bel romanzo di John Wyndham scritto nel 1955. In un contesto di genere post-apocalittico, lo scrittore inglese dipinge una umanità fatta di piccole comunità di sopravvissuti, totalmente isolate le une dalle altre e profondamente diverse per conoscenze tecnologiche. La comunità i cui vivono i protagonisti, il Labrador, è dominata da una ossessione religiosa che si traduce in una ottusa e violenta paura per il diverso. Tutta la vicenda, che ha per protagonisti un gruppo di ragazzi "speciali", è centrata, infatti, sulla persecuzione e la fuga di questi piccoli innocenti la cui unica colpa è quella di possedere una dote non prevista, la capacità di comunicare con il pensiero.
Cacciati dalla propria gente, catturati da un'altra comunità non meno violenta, i protagonisti vivono dunque la loro diversità come un destino inspiegabile e tragico.
Come spesso accade nella letteratura distopica, non è difficile leggere in controluce nella narrazione una metafora forte della intolleranza nei confronti della diversità, e di ogni deviazione da una supposta normalità che appare chiaramente fasulla proprio nell'incontro/scontro tra gradi diversi di civiltà.
Un libro da far leggere ai ragazzi che vivono con difficoltà il loro essere unici, ma anche agli adulti che ancora non sanno affrontare la diversità e la mutevolezza del mondo.
John Wyndham CHOCKY 1968
"Chocky" di John Wyndham (prima edizione 1968), è un delizioso romanzo breve ambientato in Inghilterra, in cui un ragazzino, Matthew, ha un amico immaginario. Come spesso accade all'inizio sembra soltanto un gioco, ma poi con il tempo cominciano ad avvenire fatti inspiegabili, e Matthew scopre di sapere cose che non dovrebbe sapere o di saper dipingere, o di saper nuotare, e l'amico immaginario diventa un problema. I medici non comprendono e non sanno spiegare il fenomeno. Il lettore invece si rende conto ben presto che quella presenza non è affatto immaginaria, ma si tratta piuttosto di un viaggiatore proveniente da una civiltà più avanzata che vorrebbe attraverso Matthew, instillare nella specie umana il germe della conoscenza, dello sviluppo, del sapere. L'operazione però fallisce, perché evidentemente gli uomini non sono ancora pronti. C'è uno sfondo pessimistico, come spesso accade nel romanzi di Wyndham, che la narrazione, lenta, attenta al dettaglio della quotidianità, molto verosimile, fa emergere soprattutto nel finale. Come sempre da leggere e da pensare.
John Wyndham IL POPOLO SEGRETO 1935
È il primo romanzo pubblicato nel 1935 da John Wyndam pseudonimo di John Wyndham Parkes Lucas Beynon Harris, scrittore inglese celeberrimo soprattutto per Il giorno dei trifidi del 1951.
In quest’opera imita chiaramente il modello dei romanzi ottocenteschi di Verne e Wells, infatti ricorda in molti passi il Viaggio al centro della Terra del francese. Ha quindi un piacevole sapore antiquario gestito però in modo da creare un testo molto gradevole, di facile leggibilità anche se non brillante per originalità.
In Italia il romanzo è apparso col titolo Le onde del Sahara, in Urania n° 56, Arnoldo Mondadori Editore, 1954; e con il titolo Il popolo segreto nella collana Cosmo Oro n° 24, Editrice Nord, 1976.
La storia di "The Secret People" è ambientata nel 1964 e segue le vicende di un giovane inglese un po’ sbruffone e di una ragazza sulla quale intende far colpo invitandola a un viaggio col suo nuovissimo mezzo: un aereo a razzo. La coppia finisce però per precipitare nel Nuovo Mare, ovvero il mare che dovrà ricoprire il deserto del Sahara. L’aereo con i due a bordo viene risucchiato in un gorgo e finisce in un mondo sotterraneo abitato da un popolo di pigmei che da generazioni hanno abbandonato il mondo superiore e non ne conservano nemmeno il ricordo.
Imprigionati con molti altri sventurati non hanno alcuna possibilità di uscire perché il rozzo popolo del mondo inferiore non vuole che la notizia dell’esistenza del loro mondo si sappia, i due però insieme a un piccolo gruppo fanno di tutto per fuggire. Ci riusciranno a seguito di una sanguinosa rivolta, e a margine avranno il tempo di innamorarsi.
Il lieto fine aiuta certo il lettore a godersi la storia seguendo un meccanismo narrativo per niente originale, spiace però che l’autore non abbia sviluppato l’idea del Sahara trasformato in un mare attraverso delle pompe che riversano l’acqua dal Mediterraneo, elemento questo sì originale e interessante che avrebbe potuto dar vita a una narrazione davvero insolita. Probabilmente non era nelle corde di Wyndham oppure ha preferito la via più semplice e più facilmente vendibile sul mercato delle riviste di fantascienza su cui infatti il romanzo apparve per la prima volta.
Confesso che di John Wyndham ho apprezzato molto di più Il giorno dei trifidi, oppure I trasfigurati ( 1955) o Chocky (1968) perché più problematici e più vivaci dal punto di vista dell’argomento, ma Il popolo segreto resta comunque una piacevole lettura e forse persino uno di quei classici che è bene aver letto.
Scritto fra il 1940 e il 1950 cioè nel pieno di quella che viene definita L'Età d'oro della fantascienza americana, rappresenta sicuramente una pietra miliare nella storia della fantascienza. Ma appartiene altresì di diritto, per motivi che vedremo, a quella della Distopia.
Il libro è in realtà una raccolta di nove racconti autonomi anche se vi compaiono dei personaggi ricorrenti, in particolare Powell e Donovan, collaudatori sul campo della US Robots and Mechanical Men, Inc., il principale produttore di robot della Terra e Susan Calvin robo-psicologa sempre dipendente della US Robots. Uno dei motivi principali della fama planetaria del libro sta nel fatto che qui per la prima volta vengono compiutamente enunciate le famose tre leggi della robotica:
Prima Legge: Un robot non può recare danno a un essere umano, né permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano patisca danno.
Seconda Legge: Un robot deve sempre obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, a meno che questi ordini non contrastino con la Prima Legge.
Terza Legge: Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questo non contrasti con la Prima o la Seconda Legge.
I racconti affrontano da diversi punti di vista le conseguenze delle Tre Leggi sulla vita reale dei robot. Così per esempio in "Bugiardo!" si narra di un robot che per rispettare le Tre Leggi e non ferire chi gli sta intorno è costretto a mentire, fatto che però infrange una delle Tre Leggi e ciò lo porterà all'autodistruzione. Un altro racconto, “Circolo vizioso” è ambientato su Mercurio nei pressi di una miniera e affronta la conflittualità tra la seconda e la terza delle Tre leggi della robotica. Oppure in Robbie si affronta il complesso tema dell’amicizia tra un umano e un robot.
"Alfred Lanning si accese il sigaro con cura, ma non riuscì a nascondete il lieve tremito delle dita. Parlando tra uno sbuffo di fumo e l'altro, corrugò le sopracciglia grigie.
«D'accordo, sa leggere nel pensiero, questo è indubbio, perdio! Ma come mai?» Guardò il matematico Peter Bogert. « Allora?»
Bogert si passò entrambe le mani sui capelli neri. «È il trentaquattresimo modello RB che abbiamo prodotto, Lanning. Tutti gli altri erano perfettamente ortodossi.»
Il terzo uomo seduto al tavolo aggrottò la fronte. Milton Ashe era il più giovane funzionario della United States Robots and Mechanical Men Corporation, ed era fiero della sua carica.
«Senta, Bogert, non ci sono stati intoppi di sorta in alcuna delle fasi di montaggio. Lo garantisco.»
Bogert allargò le grosse labbra in un sorriso di condiscendenza. «Davvero? Se lei si fa garante di quanto succede durante tutta la catena di montaggio, direi che merita una promozione. Volendo essere esatti, per mettere a punto un singolo cervello positronico occorrono 75.234 operazioni, ciascuna delle quali, per essere portata a termine con successo, deve fare riferimento a un numero di fattori che può oscillare tra i cinque e i centocinque. Se una qualsiasi di queste operazioni va male, addio “cervello”.»
Questa storica antologia è stata per decenni un punto di riferimento per la Fantascienza di tutto il mondo perché vi ha introdotto in modo scientificamente attendibile e socialmente accettabile il tema del robot, che pure non era nuovo alla letteratura fantastica, si pensi solo al Frankestein di Mary Shelley (1817) o alla tradizione ebraica del Golem che si è materializzata in molti racconti e nel romanzo di Gustav Meyrink Il Golem (1915). Asimov, dunque, forte degli sviluppi scientifici del XX secolo, realizza il grande sogno del Doppio, mettendo in scena una replica meccanica dell’umano, destinata a liberarlo dai lavori più pesanti, e a fornirgli una servitù senza imbarazzi e senza conflitti. Tuttavia, ed è qui che Asimov supera se stesso, non basta prefigurare il mondo dei robot positronici, quasi indistinguibili per reazioni agli esseri umani, egli infatti apre nello stesso tempo la questione dei rapporti tra gli uomini e le loro macchine. E come in ogni rapporto che si rispetti si aprono questioni etiche importanti. Le Tre Leggi rappresentano dunque il primo tentativo di stabilire una robo-etica, vista dalla prospettiva del robot stesso, di ciò che dal suo punto di vista è giusto o sbagliato nel confronto degli uomini. Oggi lo scenario si è talmente complicato che diventa plausibile una riflessione sulla prospettiva opposta: quali sono i diritti e i doveri dell’uomo rispetto ai robot cioè alla macchine pensanti? Così come ci siamo finalmente resi conto che anche gli animali hanno dei diritti, non è tanto inverosimile porsi il problema dei diritti dei robot. Asimov è stato l’anticipatore di questa problematica che abbiamo chiamato appunto della robo-etica, egli vede i pericoli insiti in questo rapporto, i rischi di uno squilibrio tra umani e post umani, le responsabilità che legano il creatore alla sua creatura quando essa sia dotata di sensibilità e capacità razionale. Per quanto la prospettiva di Asimov sia fondamentalmente ottimistica rispetto allo sviluppo della scienza egli non lo è affatto quanto al destino dell’umanità, e non esitò ad affermare, come scrisse nel saggio Grande come l’Universo del 1988: “l’unica cosa certa che possiamo dire oggi sulle nostre attuali conoscenze è che sono sbagliate”: un formidabile aggiornamento del principio socratico del non sapere (non dimentichiamo che Asimov era laureato in filosofia oltre che in chimica). Affidarsi alla scienza anhe per chi ne conserva una immagine ottimistica con tiene in sé rischi infiniti, e infiniute problematiche di natura etica. Asimov che lo insegna, ed è proprio per questo che merita di essere assegnato di diritto alla storia della Distopia.
Isaac Asimov PARIA DEI CIELI 1950
Il romanzo di Asimov Paria dei cieli (1950) rappresenta l’ultimo capitolo del Ciclo dell’Impero Galattico (che contempla anche i romanzi Il tiranno dei mondi e Le correnti dello spazio). Si tratta di uno dei grandi classici della fantascienza americana. E resta, a dispetto dell’età, uno dei più godibili.
La narrazione presenta un insolito, per l’epoca, scenario distopico: la Terra è infatti ridotta a un ambiente invivibile, devastata dalle radiazioni conseguenza di una guerra atomica. L’umanità vive ridotta a pochi milioni di terrestri, considerati come reietti dal resto delle civiltà che la dominano e che le impongono una politica demografica spaventosa, all’età di sessanta anni, infatti, ogni terrestre deve essere eliminato.
In questo mondo così difficile si trovano alcuni personaggi molto diversi fra loro: Schwartz, un povero vecchio sarto che è stato catapultato dal passato terrestre a questo futuro incomprensibile per colpa di un esperimento scientifico andato male; Alvardan che proviene dal sistema di Sirio, ed è un archeologo interessato a studiare i reperti dell’antichità terrestre per dirimere una questione scientifica: è vero che l’intera civiltà galattica proviene dalla espansione della razza terrestre?
E poi c’è uno scienziato, Shekt, che con la collaborazione della figlia Pola ha inventato una macchina capace di sviluppare immensamente le facoltà intellettuali di un essere umano. E che sogna di usarla per consentire ai terrestri di rivoltarsi dal giogo in cui si trovano e riprendere un posto dignitoso nel sistema e così liberarsi di questa fama di “paria dei cieli”.
Schwartz, scambiato per un povero demente in quanto disorientato e incapace di comprendere il linguaggio dei terrestri del futuro, viene sottoposto all’esperimento del dottor Shekt e sviluppa straordinarie capacità, impara a parlare, ma sa anche leggere nel pensiero.
Alvardan scopre un complotto ordito dal Governatore terrestre, che vorrebbe lanciare nello spazio un virus al quale solo i terrestri sono immuni, così da distruggere l’impero galattico e ristabilire il dominio terrestre.
Tutta la parte finale del romanzo è una concitata e appassionante avventura, tra i terrestri in complotto, i tre protagonisti e il Governatore. Non svelerò il finale anche se da Asimov ci si può aspettare sempre una soluzione conciliante e non apocalittica.
Va detto che lo stesso Asimov in seguito ha corretto una fastidiosa caratteristica del romanzo che sembra immaginare una possibile convivenza degli umani con un ambiente contaminato dalle radiazioni. “Allora – scrive nel 1982 – mi sembrava legittimo supporre che la Terra potesse essere radioattiva e che la vita dell’uomo continuasse nonostante tutto. Oggi non lo credo più.”
Negli anni ’50 l’ottimismo statunitense aveva ancora la meglio sulla follia di una possibile guerra atomica. Oggi sappiamo bene che nessuno ne uscirebbe vincitore.
A parte questo particolare il romanzo resta straordinariamente piacevole e avvincente come pochi. Una lettura da non perdere.
Isaac Asimov, NEANCHE GLI DEI 1972
Neanche gli Dèi opportunamente ripubblicato ora nella collana Urania di Mondadori appartiene alla fase più matura dell’opera di Isaac Asimov. La prima edizione uscì nel 1972, dopo i grandi cicli della Fondazione e dei Robot. E mentre in tutte le opere precedenti Asimov aveva scritto sostanzialmente l’apologia della scienza moderna, proiettandola in un futuro tutto sommato positivo anche se non privo di problemi, con questo romanzo mostra invece come la scienza rischi di essere travolta dagli interessi politici e di potere, dai particolarismi che mettono in secondo piano i rischi anche mortali a cui può dare luogo.
Tutto infatti nasce da una incredibile scoperta: un materiale conosciuto il tungsteno improvvisamente si trasforma in un materiale sconosciuto e scientificamente impossibile, il plutonio 156. Il processo di trasformazione dà origine a una grande quantità di energia. Ciò accade, si scoprirà, perché ci sono dei punti di contatto con un universo parallelo, nel quale si realizza il processo inverso. Entrambi gli universi ricavano da questa trasformazione una formidabile fonte di energia pulita e gratuita.
Tuttavia, uno dei personaggi scopre che il processo contiene in sé un rischio spaventoso, che potrebbe alla fine portare alla distruzione totale dell’universo. Ma gli interessi di politici e degli scienziati che hanno ottenuto fama e prestigio dalla scoperta, fa sì che il pericolo venga accantonato.
Il romanzo è composto da tre parti perfettamente distinte fra loro. La prima più tradizionale, ambientata nel nostro mondo, la seconda ambientata nell’altro universo, l’universo parallelo, e la terza collocata in un ambiente lunare abitato dall’uomo.
Ed è la seconda parte il punto di forza del romanzo. Asimov infatti riesce a descrivere un ambiente diverso da quello umano, senza inutili scimmiottamenti, e senza ingenui travestimenti. L’altro universo è fatto di esseri viventi privi di un vero e proprio corpo, privi di una vera e propria individualità, la loro singolarità è ternaria, fatta cioè dell’incontro di tre entità differenti, e la loro società è fatta di esseri che si trasformano. Anche qui tuttavia la scoperta del meccanismo che produce energia è usata senza scrupoli sapendo perfettamente del rischio che fa correre all’altro universo. Ma ognuno pensa al proprio destino non a quello degli altri.
La descrizione degli accoppiamenti e delle metamorfosi di questi esseri, è senz’altro il punto più straordinariamente creativo del romanzo.
La terza parte è ambientata come si diceva in un ambiente lunare abitato stabilmente da umani che ormai si sono trasformati per via delle differenti condizioni. Anche qui si discute della scoperta e qualcuno vorrebbe usarla addirittura per liberarsi del gioco della terra e proiettare la luna in un altro spazio.
Il libro alla fine risulta avvincente e imprevedibile come sempre accade in Asimov anche se rispetto ai suoi lavori precedenti qui è più netta la consapevolezza che lo scienziato può nutrire rispetto alle conseguenze delle proprie scoperte. Il futuro non è solo la realizzazione dei nostri sogni tecnologici ma è l’apparizione di problemi oggi impensabili che prima o poi potrebbero metterci in ginocchio. E in fondo è quello che già capita oggi. Allora comprendiamo bene il senso del titolo, che nella sua forma completa replica una formula di Schiller, e appare tragicamente attuale: Neanche gli dèi possono nulla contro la stupidità umana.
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