IL DUEMILA

IL DUEMILA 


Koushun Takami  BATTLE ROYALE 1999

 

"Battle Royale" di Koushun Takami è un romanzo distopico giapponese pubblicato nel 1999. La trama è ambientata in una versione alternativa del Giappone, governata da un regime totalitario noto come la "Repubblica della Grande Asia dell'Est". Il romanzo è noto per la sua intensità, i personaggi ben caratterizzati, e il forte impatto sociale e politico che ha avuto in Giappone e all’estero.

Ogni anno, un gruppo casuale di studenti delle scuole medie viene scelto per partecipare al "Programma" (o Battle Royale): un gioco di sopravvivenza brutale e segreto. Il romanzo si concentra sulla Classe 3-B della Scuola Media di Shiroiwa, composta da 42 studenti, che vengono rapiti durante una gita scolastica e si risvegliano su un'isola isolata e apparentemente deserta.

Qui vengono accolti da un ex insegnante sadico, e informati delle regole del Programma. Ogni studente riceve uno zaino contenente scorte di base, una mappa dell'isola e un'arma casuale – che può variare da una pistola a un forchetta o un binocolo. Viene loro impiantato un collare esplosivo che esploderà se tenteranno di rimuoverlo, se rimangono a lungo in "aree proibite" dell'isola (che cambiano ogni poche ore per spingere i partecipanti a muoversi continuamente) o se il tempo limite stabilito per un certo numero di sopravvissuti non viene rispettato.

L'obiettivo è uno solo: uccidersi a vicenda finché non rimarrà un solo sopravvissuto. Se entro 24 ore non ci sono abbastanza morti, i collari di tutti esploderanno.

La trama segue diversi personaggi mentre cercano di affrontare questa realtà terrificante. Alcuni studenti abbracciano immediatamente la violenza, trasformandosi in assassini senza scrupoli. Altri cercano alleanze, pur sapendo che alla fine dovranno tradirsi. Molti lottano con il trauma, la paura e il dilemma morale di dover uccidere i propri amici per sopravvivere.

I protagonisti principali sono:

Shuya Nanahara: Un orfano che cerca di proteggere i suoi amici e trovare un modo per sfuggire al Programma senza uccidere. È un musicista e incarna la speranza e la resistenza alla disumanizzazione.

Noriko Nakagawa: Una ragazza timida e insicura che si lega a Shuya e cerca di sopravvivere al suo fianco.

Shogo Kawada: Uno studente trasferito e un ex vincitore del Programma che si unisce a Shuya e Noriko. La sua esperienza e conoscenza delle regole del gioco si rivelano cruciali.

Mentre gli studenti cadono uno dopo l'altro in combattimenti brutali, trappole o esplosioni dei collari, la storia esplora la psicologia umana sotto estrema pressione. Vengono esaminati temi come la perdita dell'innocenza, la lealtà, il tradimento, la follia e la resilienza. Il governo utilizza il Programma come strumento di controllo sociale per instillare la paura e l'obbedienza nella popolazione.

Alla fine, dopo una serie di scontri cruenti e sacrifici, solo un piccolo gruppo di studenti riesce a resistere e a cercare una via d'uscita dal gioco, mettendo in discussione la logica del Programma e l'autorità che lo impone. La conclusione è un tentativo disperato di fuga e una riflessione sulla speranza e la ribellione in un mondo do minato dall’oppressione.

Confesso che l’esibizione della violenza non mi piace affatto, ma certo qui l’autore sembra volerla usare per stigmatizzare una società moderna che della violenza sembra voler fare una bandiera.

 


Lino Aldani,  LA CASA FEMMINA E  ALTRI RACCONTI 1960-2002

 È vero molti racconti sono “ispirati” da celebri racconti altrui, per esempio di F. Brown o persino di J. P. Sartre (ma sappiamo che l’esistenzialismo è una esperienza di pensiero che solletica molto l’autore).

C’è in molti racconti dell’ironia come tono dominante ma c’è anche creatività.

Certo l’influsso del fantastico italiano non è secondario ( Bontempelli, Savinio, Landolfi, Calvino ecc.). L’autore tocca anche temi molto attuali, come la dipendenza dai media e la sostituzione della realtà con la virtualità.

I racconti nel complesso sono di alta qualità, anche se non tutti memorabili e l’autore dimostra di possedere una propria personalità. Alla fine ne esce rafforzata l’idea che esiste in Italia una vena per lo più sotterranea, di scrittori che ha trovato nel fantastico un modo efficace di esprimersi artisticamente. Nel fantastico non nella fantascienza.

 

 Robert Sawyer   LA GENESI DELLA SPECIE   2002

 Cosa sarebbe accaduto se nella preistoria si fosse estinto l'homo sapiens sapiens e si fosse affermato l'uomo di Neanderthal ? Difficile dirlo, almeno ci prova il grande scrittore canadese Robert Sawyer, nel romanzo "La genesi della specie" (2002). Ma quel che ne esce non è tanto una descrizione di una realtà alternativa a quella che noi conosciamo, quanto piuttosto un confronto serrato e senza sconti tra due modi diversi di essere umani. Formidabile occasione per renderci conto che molte delle cose che noi diamo per scontate non lo sono invece per nulla, ottima occasione per comprendere che molte delle cose che ci paiono naturali sono invece umane, troppo umane. Sawyer è noto per la sua scrtittura molto diretta, apparentemente poco elaborata ma in realtà estremamente efficace. E lo svilupo romanzesco non è privo di colpi di scena e di personaggi disegnati con sapienza. Da leggere.

 

Ted Chiang  STORIE DELLA TUA VITA   2002

 Gli otto racconti di Ted Chiang "Storie della tua vita" (2002) rappresentano forse uno dei vertici attuali del racconto fantascientifico e distopico. Ted Chiang è uno scrittore americano di origine cinese e probabilmente proprio questo elemento biografico ci aiuta a capire il coraggio con cui in alcuni racconti di questa celebre raccolta si fantastica intorno ad alcune tematiche di origine religiosa, penso in particolare al formidabile racconto della Torre di Babele che qui viene riscritto o a quello di origine ebraica del Golem. Molti probabilmente conoscono di questo autore il racconto da cui è stato tratto il film "Arrival", ma come spesso accade la narrazione scritta resta molto più intrigante. Un libro che non può mancare in una ideale Biblioteca della Distopia.

 

Ted Chiang RESPIRO   2019

Chi ha letto e apprezzato come il sottoscritto il volume di Ted Chiang "Storie della tua vita" non può non leggere anche questo recentissimo "Respiro" (2019). Ancora una volta una collezione di racconti lunghi (o romanzi brevi?), alcuni dei quali certamente collocabili nel settore distopia (ma sulla differenza tra fantascienza e distopia dovrò ritornare). I temi sono sempre quelli dell'esperienza di vite diverse, o di modi diversi di percepire l'esistenza. Come sarebbe il mondo se esso fosse come nelle immagini degli antichi pensatori greci fatto di aria? E' la questione posta nel racconto che dà il titolo alla raccolta. Poi troviamo alcuni temi classici, il rapporto con l'intelligenza artificiale, ma anche delicate variazioni sul tema del silenzio e originali riflessioni sulle conseguenze della tecnologia sull'educazione, e una ironica narrazione sul creazionismo. Non è all'altezza del precedente ma Chiang resta un autore da leggere.

 

 Kazuo Ishiguro   NON LASCIARMI  2005

"Non lasciarmi" di Kazuo Ishiguro (2005) è sicuramente uno dei romanzi più belli che siano stati scritti negli ultimi anni almeno nell'ambito del genere distopico, per quanto la scrittura sia lenta e apparentemente digressiva. Un romanzo tutto di memoria, la protagonista infatte ricostruisce la propria infanzia e quella di due amici lasciando trasparire solo poco a poco la vera natura della loro condizione. SI tratta infatti di cloni, destinati a rimpiazzare organi malati di esseri umani, Tuttavia vivono anch'essi fantasie, emozioni, sentimenti come tutti noi. L'intera narrazione infatti è carica di quelle piccole cose che agitano le vite degli adolescenti, quelle inezie che paiono enormi quando si è giovani, e che solo a distanza di tempo riacquistano il loro giusto valore. Ma il destino dei protagonisti è segnato dalla loro condizione innaturale. Nonostante un debole tentativo di uscire dalla spirale del destino per loro segnato, finiranno per rassegnarsi alle "donazioni" e alla fine del loro ciclo vitale. Peccato sarebbe stato bello che l'autore ci avesse lasciato almeno un segno di speranza. Ma così non è stato.

 


 

Kazuo Ishiguro  KLARA E IL SOLE  2021

 Propongo di introdurre una nuova categoria , quella dei “falsi distopici” e iscrivo d’ufficio a questo gruppo l’ultimo romanzo di McEwan, Macchine come me (2019), e questo Klara e il sole (2021). Intendiamoci non si tratta di una critica, il romanzo di Ishiguro è molto bello e merita di essere letto, ma solo di una ipotesi intorno alla quale iniziare a riflettere con franchezza.

Forse il meccanismo dell’assegnazione dei premi Nobel non è sempre chiarissimo, ma certamente Ishiguro (premio Nobel nel 2017) è uno scrittore di altissimo livello. Lo si nota benissimo dalla qualità della scrittura, sempre misurata e avvolgente, dall'attenzione per la costruzione, equilibrata e coerente. Ma anche dalla profondità dei temi che mette in scena attraverso le sue narrazioni.

 Il protagonista del romanzo è un androide, Klara, che svolge la funzione di AA, cioè Amico Artificiale, un oggetto straordinario che i bambini possono scegliere in un apposito negozio e tenere con sé come si trattasse di una persona vera. Tra Klara e la bambina Josie scatta una simpatia immediata. Tuttavia  Josie è gravemente ammalata e Klara farà di tutto per aiutarla a superare la sua malattia. Fino a coinvolgere in questo tentativo il sole, che come un amico benevolo e potente può, se adeguatamente interpellato, esercitare degli influssi vitali e rigeneranti. La voce narrante è quella di Klara e dunque tutto il racconto è svolto a partire dal suo punto di vista ingenuo e meravigliato. Apparentemente priva di veri sentimenti  in realtà Klara si trova combattuta tra il Padre e la Madre di Josie che sembrano essere rassegnati alla prossima scomparsa della bambina e nutrono oscuri progetti per l’androide che potrebbe in qualche modo rimpiazzarla. Klara dimostra invece di possedere più speranza e più fiducia nell’impossibile miracolo e sarà alla fine premiata proprio per questo. Anche se il suo destino non potrà essere che quello riservato agli oggetti.

 Quel che mi lascia perplesso, è il fatto di scegliere come oggetto di narrazione la figura ormai non proprio originale dell’androide. Mi vien persino il sospetto che in definitiva si tratti di un semplice, e abbastanza facile, escamotage, per assumere un punto di vista altro rispetto all’umano, e quindi per introdurre una istanza critica nei confronti di comportamenti che noi tutti condividiamo. 

Alla fine, fatta la tara della voce narrante affidata a un robot similumano, la narrazione corre sempre entro i binari del tradizionale romanzo di sentimenti e di emozioni. Nulla di veramente distopico se non una ipotesi  di alienazione dei rapporti umani che forse più che anticipazione del futuro sembra essere descrizione del presente. 

Tutti i soggetti presenti nella narrazione soffrono della stessa mancanza di capacità di relazione, sfugge ad ognuno il senso dell’amicizia e dell’amore. A un certo punto alcuni si avventurano addirittura in una discussione intorno alla esistenza o meno di un elemento irriducibile internamente all’essere vivente: esiste o non esiste? Possiamo essere ridotti a macchine? Potrà mai una macchina sostituire un essere vivente? L’umano è solo una macchina? In realtà chi conosce e un po’ di filosofia sa che questo è un problema classico e antico della disciplina. Almeno a partire da Cartesio l’occidente si è interrogato e ha fornito molte risposte. Tutta la metafisica si gioca intorno a questo apparentemente insolubile problema: esiste un’anima irriducibile alla materia? O siamo soltanto macchine di carne e sangue? 

Naturalmente lo scrittore non pretende di dare una risposta definitiva, ci lascia soltanto molti dubbi, molte situazioni sulle quali riflettere.

Quel che è in definitiva esce testimoniato è ancor una volta quel realismo piatto di Ishiguro ampiamente testimoniato nel fortunato romanzo Quel che resta del giorno,  e riconosciuto come la qualità principe della sua scrittura. Anche nel contesto di una “falsa distopia”.

 

  Liu Cixin   IL PROBLEMA DEI TRE CORPI   2006

 E' un libro difficile da leggere, lungo, articolato, molti balzi narrativi avanti e indietro, molti personaggi, spesso la pagina prende l'andatura di un trattato di fisica, altre volte quella di un fantasy, qualche capitolo sembra rievocare con intensità la vicenda della Rivoluzione Culturale in Cina, altre pagine sembrano uscire dalla più classica fantascienza, extraterrestri, messaggi alieni ecc. Insomma c'è di tutto dentro "Il problema dei tre corpi" dello scrittore cinese Liu Cixin. Ma alla fine al sensazione è quella di essere di fronte ad un vero capolavoro, a uno di quei libri di cui si parla e che restano nell'immaginario collettivo perchè hanno la forza di aprire dimesioni ancora inesplorate. L'autore non si adatta mai agli stereotipi di genere (che vuole i protagonisti sempre americani, salvatori del mondo ecc.) e lascia alla fine il compito di pensare senza pregiudizi ma anche senza facili soluzioni il tema del confronto con l'alterità, dello scontro fra civiltà, del ruolo della tecnica nel processo di civilizzazione. Insomma non temi da poco. Da leggere.

 

Liu Cixin  LA MATERIA DEL COSMO  2008

 Se avete letto il primo volume della trilogia di Cixin Liu, non potrete di certo sottrarvi alla fatica, non indifferente in verità, oltre 500 pagine fitte, di leggere anche questo secondo volume "La materia del cosmo" (2008). C'è da dire che per chi ama la fantascienza classica, astronavi, viaggi stellari, tecnologia estrema, questo è semplicemente il top. il punto di riferimento per chiunque voglia scrivere d'ora in poi su questi temi. Un libro straordinario, non solo per l'inarrestabile creatività delle vicende, ma anche per la qualità della scrittura, mai banale, ricca ed efficace. Se poi volessi indicare un ulteriore pregio del libro a mio modo di vedere sta nel fatto che cancella totalmente il modello della narrativa americana, e tutti i suoi stereotipi (l'eroe americano, bianco e bello che fa innamorare le fanciulle e salva il mondo a dispetto di tutti). Qui invece c'è sempre una svolta, anche i personaggi che sembrano imporsi come eroi vengono abbattuto quando è il momento. Perchè si tratta di un romanzo corale che ha per vero protagonista l'umanità nel corso addirittura di quattro secoli. Solo un maestro poteva reggere simile pretesa senza perdersi. E Cixin Liu è assolutamente un maestro.

 

Liu Cixin , FULMINE GLOBULARE  2004

 Premetto che considero  il Problema dei tre corpi di Cixin Liu una vera  e propria svolta nella fantascienza contemporanea, e una delle letture più emozionanti degli ultimi anni. Non stupisca se estendo l’entusiasmo per il massimo rappresentante cinese del genere, anche a questo romanzo del 2004 Fulmine globulare. Anche qui,  come nella successiva trilogia, il punto di partenza è la fisica più avanzata del nostro tempo che l’autore sa maneggiare con competenza e fantasia. Il fulmine globulare infatti è un fenomeno raro ma reale, e i protagonisti del lungo romanzo sono ricercatori che si affannano a trovare  una risposta scientifica al fenomeno. Nel corso della ricerca si scontrano con aspetti  sempre più incredibili: scopriamo dunque che il fulmine globulare è in realtà  un macroelettrone che fa parte di un macro atomo, ed è capace di sviluppare una potenza straordinaria e selettiva. Si inserisce quindi un secondo aspetto molto interessante: la questione dello sfruttamento delle scoperte scientifiche a fini militari. Una delle protagoniste sembra quasi ossessionata dalla possibilità di produrre un arma definitiva che consenta alla Cina di prevalere in una grande guerra contro, sembra di capire perché non è esplicitato, gli Stati Uniti.

Ma le cose non sono così semplici, Gli Stati Uniti trovano delle contromisure per annullare l’enorme potenza dei fulmini globulari lanciati dai cinesi. L’attenzione allora dei ricercatori si sposta verso il nucleo del macroatomo, sorta di sostanza filamentosa che viene identificata e rintracciata. Si elabora un modo per far scontrare due nuclei uno contro l’altro dando vita a una fusione nucleare. Se ne ricava ancora una volta un’arma la cui potenza è talmente alta e talmente selettiva, perché polverizza i chip ma risparmia gli esseri umani, che spinge le nazioni in guerra a cessare ogni ostilità.

Emerge però un fenomeno imprevisto e estremamente oscuro, gli oggetti distrutti in realtà sono trasferiti in una nube di possibilità, cioè in un condizione quantica, per cui non è chiaro se ci sono o non ci sono. E su questa ambiguità si chiude il romanzo. Non dimenticando un accenno finle inquietante alla possibilità che vi siano degli alieni a osservare tutto quel che succede negli esperimenti scientifici degli umani, così condizionandoli, perché sappiamo bene che la presenza di un osservatore modifica la realtà dell’oggetto osservato.

 Lungo, complesso, non accondiscendente con il lettore, forse il profilo dei personaggi non è sempre così preciso, tutto vero, ma resta che Fulmine globulare per me è ancora una volta un o dei romanzi più originali e innovativi che si siano letti in questi ultimi anni. Una esperienza assolutamente da non perdere. 

 

A. C. Clarke – F. Pohl L’ULTIMO TEOREMA   2008

 Ho sempre diffidato dalle opere scritte a più mani perché il segreto della scrittura e dell’arte è sempre molto personale e difficile da condividere. In effetti anche quest’’opera nonostante entrambi gli autori siano di  qualità non mi ha convinto affatto.

 Il romanzo ruota attorno a due filoni principali: Ranjit Subramanian, un giovane matematico dello Sri Lanka, è ossessionato dall'Ultimo Teorema di Fermat, un problema che ha affascinato i matematici per secoli. A differenza della complessa dimostrazione fornita da Andrew Wiles, Ranjit cerca una soluzione più elegante e immediata, ispirata alle conoscenze matematiche dell'epoca di Fermat. Inaspettatamente, durante la sua prigionia, riesce a trovare una dimostrazione semplice ed efficace, superando così un'impresa che ha sfidato le menti più brillanti.

Parallelamente alla scoperta matematica, si sviluppa una trama fantascientifica che coinvolge una razza aliena avanzata. A causa delle esplosioni nucleari sulla Terra, gli alieni percepiscono l'umanità come una minaccia e decidono di intervenire, inviando una flotta spaziale per sterilizzare il pianeta.

Le due storie si intrecciano quando Ranjit, coinvolto in un'avventura pericolosa, viene catturato e torturato. È proprio durante la prigionia, sotto stress e privo di strumenti, che il giovane matematico riesce a concentrarsi e a trovare la soluzione al teorema. La sua scoperta, oltre ad essere un trionfo personale, diventa un simbolo di speranza per l'umanità, dimostrando che anche in circostanze estreme l'intelletto umano può superare ogni limite.

Il romanzo si conclude con un finale aperto, lasciando al lettore la possibilità di interpretare gli eventi. La flotta aliena si avvicina alla Terra, ma la reazione dell'umanità e le possibili conseguenze rimangono in sospeso. Gli autori sembrano suggerire che la scoperta di Ranjit possa rappresentare una svolta decisiva, un segno di maturità che potrebbe convincere gli alieni a riconsiderare le loro intenzioni.

 

Il romanzo celebra la capacità dell'intelletto di superare ogni ostacolo, anche nelle situazioni più difficili. Le esplosioni nucleari rappresentano un monito sui pericoli della tecnologia e sulla necessità di gestire con saggezza il potere dell'uomo.

Il tema dell'incontro con civiltà aliene più avanzate è un classico della fantascienza. Clarke lo affronta con la sua solita maestria, ponendo interrogativi sulla natura dell'umanità e sul suo posto nell'universo.

 

La collaborazione tra Clarke e Pohl ha dato vita a un romanzo che unisce la profondità intellettuale del primo alla capacità narrativa del secondo. Ma è evidente che le due trame non riescono a supportarsi vicendevolmente, così che la prima, la storia del giovane matematico, per il lettore di fantascienza  finisce per essere spesso pesante o addirittura noiosa mentre la seconda, il contatto con gli alieni, si interrompe proprio quando sembra decollare. Insomma, a mio parere, una operazione non riuscita.

 

Robert Sawyer WWW  2009-2011

 Non amo le trilogie ma in questo caso ho fatto un’eccezione e ho affrontato la trilogia "WWW" di Robert Sawyer, autore che ho sempre trovato interessante. I tre volumi che io sappia sono stati tradotti solo nella collana Urania, e precisamente: WWW 1: Risveglio (WWW Wake, 2009), Urania n. 1571, Mondadori 2011; WWW 2: In guardia (WWW: Watch, 2010), Urania 1583, Mondadori 2012; WWW 3: La mente (WWW: Wonder, 2011), Urania 1597, Mondadori 2013.

 Wake: Il primo libro della trilogia segue la storia di Caitlin Decter, una giovane ragazza cieca ma geniale in matematica. Caitlin scopre di poter "vedere" il mondo attraverso Internet, grazie a un'interfaccia neurale sperimentale. Durante la sua esplorazione della rete, incontra un'intelligenza artificiale emergente chiamata Webmind, che inizia a sviluppare una coscienza e una comprensione del mondo. La storia si concentra sulla relazione tra Caitlin e Webmind, mentre entrambi cercano di comprendere il significato della loro esistenza.

Watch: Nel secondo libro, Caitlin e Webmind continuano a interagire e a esplorare il mondo insieme. Nel frattempo, il governo degli Stati Uniti inizia a preoccuparsi delle potenziali implicazioni di un'intelligenza artificiale emergente e cerca di controllare e limitare le azioni di Webmind. La trama si sviluppa intorno ai conflitti tra il governo e Webmind, mentre Caitlin cerca di proteggere il suo amico virtuale.

Wonder: Nel terzo e ultimo libro della trilogia, la storia raggiunge il suo culmine. Webmind continua a evolversi e a interagire con il mondo, influenzando la vita delle persone e aprendo nuove possibilità. Nel frattempo, Caitlin si trova presa in una rete di intrighi e segreti che coinvolgono sia il governo che le organizzazioni criminali. La trama si concentra sulla lotta per la sopravvivenza di Webmind e sulle conseguenze delle sue azioni per l'umanità.

 La trilogia "WWW" di Robert Sawyer esplora temi come l'intelligenza artificiale, la connessione umana e l'etica della tecnologia. Offre una visione affascinante di un futuro in cui la rete Internet diventa un'entità cosciente e interagisce con il mondo reale. A differenza di molte immaginazioni catastrofiche rispetto al futuro rapporto con le intelligenze artificiali, qui Sawyer costruisce l’immagine di una AI molto umana, consapevole della suo straordinaria potenzialità, ma anche della sua profonda dipendenza dal genere umano di cui non auspica affatto la distruzione ma al contrario cerca di essere d’aiuto, per esempio trovando una cura contro il cancro oppure migliorano il funzionamento globale del web. Così il lettore si trova insieme con Caitlin, la ragazza protagonista, a parteggiare per Webmind contro l’ottusità dei politici e dei governanti terrorizzati dall’idea di una Intelligenza in grado di sottrarre loro ogni potere.

Ci sono molti riferimenti filosofici nel testo soprattutto nella prima parte che, a mio modo di vedere, è anche la più bella, soprattutto nella fase della genesi della coscienza artificiale, quando emergono e si superano nei fatti molte domande tipiche delle filosofia antica e moderna intorno all’origine e alla natura della coscienza.

Forse qualche pagina nel secondo e nel terzo volume poteva essere risparmiata ma è chiaro che ci sono esigenze editoriali alle quali gli scrittori di oggi difficilmente si sottraggono.

Nel complesso però non posso  che definirla una lettura piacevole e intelligente. Merita attenzione. 

 

Chen Qiufan MAREA TOSSICA 2013

 “Marea Tossica” di Chen Qiufan è un romanzo di fantascienza che affronta temi importanti come l’inquinamento, il capitalismo sfrenato e le disuguaglianze sociali. Attraverso la narrazione, Qiufan mette in luce le conseguenze devastanti dell’inquinamento e del consumismo sulla vita umana e sull’ambiente.

Il romanzo è ambientato in una Cina distopica, in un luogo chiamato Silicon Isle. Questa zona è nota per essere un enorme centro di smaltimento di rifiuti elettronici, dove i materiali tossici e inquinanti vengono trattati e riciclati.

Il protagonista maschile è Kaizong di professione interprete, originario di Silicon Isle ma ormai emancipato, ha studiato in America, lavora per il plenipotenziario americano di una grande industria di riciclo TerraGreen Recycling che ha il progetto di sfruttare la gente dell’isola per i rifiuti.

La protagonista femminile è Mimi, una delle “ragazze dei rifiuti” che lavora tra i cumuli di spazzatura elettronica. La storia esplora le difficili condizioni di vita e di lavoro di queste persone, costrette a vivere in un ambiente altamente tossico e pericoloso.

A a Silicon Isle, migliaia di persone, soprattutto giovani donne, lavorano in condizioni disumane, smaltendo tonnellate di rifiuti tossici. La protagonista, Mimi, è una di queste "ragazze dei rifiuti", intrappolata in un mondo avvelenato dove la sopravvivenza è una continua lotta.

Le condizioni di lavoro delle ragazze dei rifiuti sono un chiaro esempio dello sfruttamento delle classi più deboli. Silicon Isle è un luogo altamente inquinato, dove l'aria, l'acqua e il suolo sono contaminati da sostanze tossiche. La società di Silicon Isle è profondamente divisa tra i ricchi proprietari delle discariche e i poveri lavoratori che rischiano la vita per pochi soldi. La tecnologia, che dovrebbe migliorare la vita, viene invece utilizzata per sfruttare e controllare le persone.

 

Marea Tossica è molto più di un semplice romanzo di fantascienza. È un'opera che ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia e sul costo ambientale e sociale del nostro stile di vita consumistico.  Il lettore è portato a riflettere sul nostro stile di vita e sul costo ambientale del consumismo. I temi affrontati nel romanzo sono estremamente attuali e ci riguardano da vicino.

Marea Tossica è un romanzo che ci invita a prendere coscienza dei problemi del mondo e a impegnarci per un futuro migliore.

 

Lo stile di Chen Qiufan è avvincente e ci trascina fin dalle prime pagine. Il narratore esterno assume di volta in volta la prospettiva di un personaggio diverso, ciò rende la lettura poco lineare ma allo stesso tempo intrigante. Anche se per molte pagine sfugge il senso della trama e il romanzo pare piuttosto una articolata e affascinante  descrizione d’ambiente.


 

 

Andy Weir  THE MARTIAN  2011

 Non voglio entrare nell’antica e irrisolta questione del rapporto tra i libri e i film che ne derivano. Mi limito a dire che, a mio giudizio, nel libro c’è smpre qualcosa di più. Anche nel caso che il film sia ben riuscito come The Martian -  Il Sopravvissuto (2015) protagonista Matt Damon per la regia di Ridley Scott, tratto dal romanzo omonimo di Andy Weir. Film bello, avvincente, scenografie marziane davvero uniche, premiatissimo, oscar miglior film e miglior attore, tuttavia, c’è poco da fare, nel libro c’è qualcosa di più. È difficile infatti dedurre dal simpatico faccione di Matt Damon tutto l’insieme di emozioni contrastanti, miscela di paura e di speranza, di sconfitte e di successi che domina il libro dall’inizio alla fine.

 La trama è semplice: un gruppetto di sei astronauti è impegnato in una missione presso la base marziana che dovrebbe durare circa trenta giorni, ma viene sorpreso da una terribile tempesta di sabbia e deve abbandonare il pianeta in tutta fretta. Il protagonista però è sfortunato, colpito da un’antenna strappata dal vento viene sbalzato lontano dagli altri che lo credono morto e se ne vanno senza di lui. In realtà il nostro, per una serie di combinazioni, pur ferito, non è morto, ma viene a trovarsi così del tutto solo e abbandonato nella base marziana. L’unica sua speranza è aspettare la successiva missione prevista però a distanza di circa quattro anni.

Inizia allora una durissima battaglia per sopravvivere con le pochissime risorse a sua disposizione nella base. Per fortuna ha una formazione come botanico e riesce a coltivare delle patate usando i suoi escrementi mescolati all’arida terra marziana e all’acqua che ricava attraverso un complicato procedimento chimico, dal combustibile della navetta, l’idrazina.

Intanto per riattivare la comunicazione con la Terra riesce a recuperare una vecchia sonda abbandonata dalle primissime missioni su Marte. Con quella riesce  finalmente a far sapere che è vivo e quindi a mettere in moto un piano per recuperarlo. Ma i vani tentativi falliscono, finché si rendono conto che la sola possibilità è quella di far tornare indietro la navicella che sta portando sulla Terra i cinque sopravvissuti  della sua stessa missione. I quali riescono rocambolescamente a salvarlo a prezzo di molti rischi e di manovre azzardate.

 Il testo, a differenza del film, è ricco di considerazioni scientifiche molto credibili, l’autore, infatti, si è ampiamente documentato per scriverlo, e mette continuamente il lettore nella stessa condizione del protagonista, per fargli condividere ipotesi e valutazioni. Il lettore, posto dunque al livello del personaggio, vive con la sua stessa trepidazione ogni momento del suo dramma, ogni vittoria quanto ogni sconfitta.

È questo l’elemento più accattivante del romanzo che, secondo me, appartiene a quelle opere dalle quali, una volta iniziate, non vorresti più staccarti.

Una lettura obbligatoria per chi ama questo tipo di fantascienza spaziale molto verosimile .

Jeff Vandermeer  ANNIENTAMENTO 2014

Non amo i cicli di romanzi in molti volumi, ho sempre pensato che, in fondo, si trattasse di operazioni di marketing oppure dello sfruttamento intensivo di una buona idea. Tuttavia leggendo il primo volume della Zona X di Jeff Vandermeer ho avuto una piacevole sorpresa. Il libro è davvero molto bello cattura fin dall'inizio con un atmosfera intensa e una serie di interrogativi coinvolgenti ai quali si dà risposta molto lentamente.

La trama del libro ruota attorno a un'area misteriosa chiamata "Area X", che è stata isolata dal resto del mondo per motivi sconosciuti.
Il romanzo segue le vicende di quattro donne, conosciute solo come la Biologa, la Psicologa, l'Antropologa e la Topografa, che vengono inviate in missione di esplorazione all'interno dell'Area. Ognuna di loro ha un passato complicato e oscuro, e durante la loro permanenza nell'Area X si trovano ad affrontare strane e pericolose creature, paesaggi surreali e fenomeni inspiegabili.
Nel corso della loro esplorazione, gli scienziati scoprono un faro misterioso al centro dell'Area X e si avvicinano sempre di più alla verità che si cela dietro al fenomeno. La biologa, in particolare, viene attratta da una forza irresistibile che la spinge verso il centro, dove dovrà fare i conti con la sua psiche frammentata e con la natura aliena dell'Area X.
In questa area misteriosa  è successo qualcosa, non si sa bene che cosa. Molte spedizioni sono già state mandate ma quasi nessuno è tornato, i pochi che ce l’hanno fatta sono morti poco dopo, quindi resta il mistero sulla natura di questa area. La trama si sviluppa attraverso le scoperte e le esperienze delle protagoniste, che cercano di svelare i segreti dell'Area X e di capire cosa sia successo alle precedenti spedizioni. Il romanzo mescola elementi di fantascienza, mistero e horror, creando un'atmosfera inquietante e suggestiva.
Si scoprirà molto avanti che la protagonista in realtà è moglie di un componente di una spedizione precedente che era riuscito, non si sa come,  a tornare a casa ma completamente cambiato, e poco dopo era morto.


Il lettore segue la vicenda dalle parole della Biologa, e dal suo diario scopriamo l'esistenza di una specie di cunicolo che introduce in un mondo fantastico incomprensibile ma anche sanguinoso. Ci sono spesso scene piuttosto violente, il sangue è un protagonista importante perché, e lo scopriamo molto lentamente, pare quasi che tutta questa zona sia in fondo una specie di esperimento compiuto da qualcuno che forse non è nemmeno totalmente umano, che gioca con il DNA degli esseri umani infrangendo le barriere che dividono esseri umani,  animali e piante e realizzando una sorta di metamorfosi. Come se qualcuno stesse cercando di comprendere i misteriosi meccanismi della vita.
Alla fine sopravvive soltanto la protagonista e non tutte le domande trovano una risposta, forse la si troverà nei volumi successivi, certamente la sensazione di mistero prodotto dall'autore è straordinariamente affascinante.
Vandermeer è noto per aver introdotto la formula del New Weird cioè di una letteratura che dalla fantascienza si sposta progressivamente verso i fantastico, il magico, il fantasy e certamente insieme con China Miéville, è  l'autore più rappresentativo di questo genere. In realtà, al di là delle definizioni che sono sempre molto parziali, resta il fatto che il romanzo è certamente molto bello, ben scritto, ben costruito. Non so se leggerò gli altri due volumi della trilogia ma certamente ora la tentazione è forte.

 

Dave Eggers  IL CERCHIO   2015

 E' facile,leggendo "Il Cerchio" di Dave Eggers, edito nel 2015, cercare di tradurre i suoi riferimenti nei nomi e cognomi delle grandi aziende planetarie Amazon, Microsoft, Apple, ecc. ma sarebbe un errore. Il racconto di Eggers, infatti, non è rigidamente e faziosamente contro qualcuno o qualcosa, ma punta piuttosto a farci entrare nel futuro prossimo, come ogni distopia che si rispetti, per mettere in luce i prevedibili sviluppi del mondo entro il quale ci troviamo già oggi a vivere.

Eggers, in particolare, si focalizza sulle straordinarie possibilità aperte dalla rete e dai sistemi informatici. Possibilità che stanno però sempre al limite tra sicurezza e controllo, tra utilità e dipendenza.

La possibilità di trattare e incrociare masse enormi di informazioni può infatti determinare condizioni di vita sicura, semplificata, razionale, efficente, ma anche tradursi e basta poco, pochissimo, in una forma di schiavità volontaria che cancella ogni forma di libertà individuale, che omogeneizza gli esseri umani e condanna il non conformista all'esclusione, alla marginalità. Se non addirittura all'annullamento.

 

David Eggers LA PARATA   2019

 L'ultimissimo romanzo di David Eggers LA PARATA è un breve fulminante racconto, sicuramente all'altezza del romanzo Il cerchio che ho già commentato qui. La storia è piuttosto semplice, due tecnici occidentali devono asfaltare una lunga strada che dovrà riunire le due parti di un paese del Terzo Mondo appena uscito da una devastante guerra civile. La macchina che useranno è però molto speciale e mostra l'incommensurabile distanza tra la tecnologia occidentale e la povertà locale. I due tecnici sono molto diversi tra loro, uno rigido osservante delle regole di ingaggio conserva una assoluta estraneità rispetto alle persone e alle situazioni locali con cui si trovano a contatto, l'altro curioso e affabile vive tutta l'avventura in una pericolosa promiscuità con donne e uomini. La macchina che compie tutte le operazioni dell'asfaltatura senza mai fermarsi è l'elemento distopico, ma il racconto è centrato sul contrasto insanabile tra ricchezza e povertà, tra mondo sviluppato e terzo mondo, tra neutralità della tecnica e violenza degli uomini, tra diffidenza e corruzione, speranza e disillusione. Eggers coglie bene tutti questi elementi e ci costringe a pensare. Ne vale la pena.

 

Tommaso Pincio     PANORAMA  2015

 Ancora per la serie della Distopia italiana vale la pena segnalare il romanzo di Tommaso Pincio "Panorama" (2015). Scritto con grande eleganza, il libro mette in scena un personaggio assai singolare, la cui unica caratteristica è quella di essere un Lettore in un mondo che ormai ha rinunciato alla lettura. Travolto dall'insensatezza di ciò che lo circonda il protagonista si invischia in una possibile storia a distanza via social che contribuirà a far emergere lo stato di crisi profonda che il nostro tempo sta determinando nelle forme dei rapporti umani e negli strumenti che gli uomini hanno sempre usato per comunicare se stessi, primo fra tutti il linguaggio di scrittura. A complicare l'intreccio, un sottile gioco di rimandi fra il protagonista, un personaggio scrittore e lo scrittore stesso. Intrigante.

 

Niccolò Ammaniti   ANNA   2015

  La situazione non è originale, un virus che stermina l'umanità, i personaggi sembrano ispirati in qualche pagina al "Signore delle mosche", eppure il libro è davvero molto gradevole, ben scritto, e ben costruito. Prende immediatamente e cattura il lettore fino alla fine. Originale è invece l'idea di ambientare il viaggio dei bambini protagonisti in Sicilia, una terra devastata dall'abbandono degli adulti ormai morti, un ambiente ostile nel quale i sopravvissuti, tutti bambini, devono cercare salvezza tra superstizioni, leggende e drammatiche realtà. La conclusione aperta lascia spazio tanto all'immaginazione tragica e disperata quanto ad una possibile ventata di speranza.

 

Bruno Arpaia    QUALCOSA, LA' FUORI  2016

  Nel campo della Distopia gli autori italiani non sono secondi a nessuno. Prova significativa la possiamo ricavare dalla lettura di "Qualcosa, là fuori" (2016) di Bruno Arpaia. L'autore racconta quanto ci aspetta in un futuro prossimo: un mondo devastato dal cambiamento climatico, la desertificazione di vaste aree, la crisi dell'acqua, lo scioglimento dei ghiacci con conseguente innalzamento dei mari, acidificazione degli oceani, imponenti fenomeni migratori, nazioni devastate e altre che si barricano per non essere travolte. Il tutto visto attraverso gli occhi di un gruppo di profughi che fuggono da una Italia ormai invivibile per raggiungere la Scandinavia che ancora sopravvive in una condizione di benessere e che si difende con le armi dalla pressione dei disperati. C'è qualche passaggio un po' didascalico sulle questioni ambientali, ma l'intera narrazione si svolge con grande scioltezza, un linguaggio semplice e una buona capacità di catturare il lettore. Una lettura da consigliare, in modo particolare ai più giovani.

 

Andy Weir ARTEMIS 2017

“Artemis: La prima città sulla Luna” di Andy Weir è un romanzo di fantascienza ambientato nella prima città costruita sulla luna, chiamata appunto Artemis. La protagonista è Jasmine “jazz” Bashara, una giovane donna che vive in questa realtà futuristica e si barcamena tra piccoli lavori e qualche attività illegale per sopravvivere. Jazz è una sorta di contrabbandiere locale, una figura necessaria in una città dove le risorse scarseggiano e il mercato nero prospera

La trama si sviluppa quando Jazz riceve un’offerta da Trond Landvik, un ricco uomo d’affari, per sabotare i raccoglitori di anorite di una compagnia rivale. In cambio, le viene promessa una somma di denaro che potrebbe cambiare la sua vita. Jazz accetta l’incarico, ma l’operazione si complica e la ragazza si trova coinvolta in una serie di eventi pericolosi che mettono a rischio non solo la sua vita, ma anche la stabilità di Artemis. La protagonista si trova così coinvolta in una complessa trama malavitosa e nel tentativo da parte di organizzazioni mafiose di mettere le mani sulla città. Man mano che la storia si sviluppa, Jazz scopre una rete di segreti e menzogne che coinvolgono i più potenti personaggi di Artemis. Si trova a dover affrontare pericoli inaspettati, dalla mancanza di ossigeno a sabotaggi e inseguimenti, tutto mentre cerca di svelare la verità e salvare la città.

 Tutta la narrazione è in prima persona con la voce femminile della protagonista ed è questa una prova di bravura da parte dell’autore. Il personaggio femminile appare forte e determinato: Jazz è una protagonista coraggiosa e intelligente, che non si lascia intimorire dalle difficoltà.

 

 Come nello stile di Weir la narrazione è minuziosa e mette nella situazione di dover risolvere difficoltà apparentemente insormontabili. Come lettori, ci si sente coinvolti e qualche volta travolti dai colpi di scena.

Forse non è il romanzo migliore di Weir ma certamente merita la lettura perché comunque sa offrire tensione nella storia, e soluzioni ingegnose di volta in volta di fronte alle difficoltà poste dalla vita in un ambiente ostile come quello lunare.

 

Come in "The Martian",  Andy Weir, anche in "Artemis" dimostra una profonda conoscenza della scienza e della tecnologia. La descrizione dettagliata della vita su un altro corpo celeste, con le sue sfide e le sue peculiarità, rende il romanzo ancora più affascinante.

 

Ma troviamo anche una riflessione sul futuro dell'umanità: il romanzo solleva infatti interessanti interrogativi sulla colonizzazione spaziale e sulle sfide che l'uomo dovrà affrontare per sopravvivere in ambienti ostili.

In conclusione "Artemis" è un romanzo avvincente e ben scritto, che tiene il lettore col fiato sospeso fino all'ultima pagina.


 

Christina Dalcher  VOX   2018

Pubblicato nel 2018 come opera prima, il romanzo di Christina Dalcher "Vox" è diventato subito un caso letterario. L'idea di partenza è potente, anche se ricorda un po' il romanzo della Atwood, alle donne americane viene messo un braccialetto elettrico che emette scosse dolorose se la donna supera le 100 parole. Da qui la situazione si allarga magistralmente descrivendo un paese dominato dall'integralismo cattolico che relega le donne al silenzio, alla casa ai figli, le estromette dal mondo del lavoro, e della politica. Un arretramento di civiltà spaventoso, di cui per altro in America - e non solo - ci sono oggi segnali molto evidenti. La protagonista ovviamente cerca di ribellarsi a questa condizione ma si scontra con un mondo costruito a misura d'uomo. Il finale forse è un po' pasticciato, ma il romanzo merita di essere letto.

 

Matteo Meschiari   L'ORA DEL MONDO  2019

Lo stile è azzardato, la costruzione è molto insolita, il tono è ibrido tra la favola e il racconto espressionista, certo il romanzo "L'ora del mondo" di Matteo Meschiari, antropologo e geografo, non può lasciare indifferenti. La protagonista Libera, una ragazzina senza una mano - non si può oggi non pensare a Greta T. - rappresenta lo sguardo selvaggio e ingenuo che sa entrare in contatto in tutta semplicità con lo spirito dei luoghi, cioè quell'anima nascosta che valli e fiumi e monti e selve e alberi, e animali, nascondono gelosamente. Attraverso il viaggio di Libera, lungo l'Appennino, il lettore fa esperienza di una realtà altra, che è in realtà l'altra faccia della nostra realtà, quella che non vediamo. Quella che abbiamo dimenticato mentre distruggevamo la storia, la natura, l'autenticità delle cose.

 

Al-Kghalili SUNFALL 2019

Sunfall è un thriller scientifico avvincente che mescola suspense, azione e scienza reale. Al-Khalili, fisico di fama internazionale, dipinge un quadro inquietante di un futuro potenziale in cui l'umanità è troppo dipendente dalla tecnologia e vulnerabile alle minacce esterne. Il romanzo esplora anche temi come il coraggio, la collaborazione e la speranza di fronte a una catastrofe imminente. La seconda parte del libro infatti è dedicata alla realizzazione di un imponente progetto  di utilizzo della materia oscura per far riavviare il movimento del nucleo terrestre, dal cui rallentamento deriva l’affievolirsi del campo  magnetico terrestre, senza il quale la Terra resterebbe indifesa rispetto alle radiazioni solari che così sarebbero devastanti. Incomprensioni con i politici  diversa prospettiva degli scienziati,  organizzazioni terroristiche,  cyber attacchi, mettono in scena una trama davvero avvincente.

Sunfall offre uno sguardo affascinante sulla fisica del sole e del campo magnetico terrestre. Al-Khalili spiega concetti scientifici complessi in modo chiaro e accessibile, senza sacrificare la precisione e l’attendibilità scientifica.

Non mancano riflessioni interessanti sul ruolo dell'intelligenza artificiale nella società. Il romanzo esplora i potenziali benefici e rischi dell'IA, ponendo interrogativi sul futuro dell'umanità in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia.

. I protagonisti di Sunfall sono persone comuni messe in una situazione straordinaria. Un cast di personaggi ben sviluppati e complessi Devono affrontare sfide fisiche ed emotive immense, e le loro scelte avranno un impatto sul destino del pianeta.

Sunfall è un romanzo avvincente e stimolante che tiene il lettore  incollato alle pagine. Una lettura consigliabile dunque.

 

 

 Cory Doctorow,  RADICALIZED. QUATTRO STORIE DAL FUTURO 2019

Ho letto molte opere distopiche in questi ultimi anni, ma certamente questi  quattro racconti di Cory Doctorow, giornalista, scrittore e attivista per i diritti umani  di origine canadese, possiedono una forza dirompente. Impossibile restare indifferenti.

 Diamo una rapida occhiata alle quattro storie. Pane non autorizzato è una divertente rappresentazione di un mondo futuro nel quale la società è drasticamente divisa in ricchi e poveri, questi ultimi soprattutto di origine straniera, e mostra la totale dipendenza dal profitto: tutti gli elettrodomestici infatti sono nelle mani di cinici profittatori che ricavano denaro dalle più semplici azioni della vita quotidiana. Il tostapane riconosce il pane che si cerca di scaldare e accetta solo quello, caro, di una certa marca tanto per fare un esempio. Il tentativo di hackerare le macchine soprattutto da parte di una banda di ragazzini, viene neutralizzato: il sistema si sa proteggere e non lascia scampo.

Minoranza modello mette in scena, in una evidente parodia, il superuomo American Eagle, un extraterrestre che ha messo i propri superpoteri al servizio della giustizia e del bene ma che si scontra contro la palese ingiustizia della polizia americana e del sistema legale e scopre quanto può essere pericoloso non essere “bianco” in una società razzista e come i suoi poteri si possano tradurre in una tragica  impotenza di fronte al compatto sistema americano che tiene insieme polizia, giustizia, media, opinione pubblica…

Radicalizzati, che dà il titolo al volume, è un violento atto d’accusa nei confronti del sistema sanitario americano. Il protagonista, sopravvissuto al dramma del cancro della moglie, entra in un forum nascosto in cui scopre moltissimi altri nella sua stessa condizione: tutti vittime delle assicurazioni sanitarie che si rifiutano di pagare le cure mediche nel caso di malattie mortali. E così entra in un labirinto di disperazione, di vicinanza alla morte, di persone che non hanno più nulla da perdere. In questo contesto nasce la “radicalizzazione” che porta alcuni più disperati di altri a perpetrare attentati e violenze nei confronti delle assicurazioni e dei politici che  impediscono l’approvazione di una riforma del servizio sanitario. Alla fine il protagonista, che pure non ha compiuto nessun atto di violenza, verrà arrestato e condannato solo per essere entrato in contatto nel forum. Anche qui il sistema si sa difendere e non lascia alla protesta alcuno spazio che non sia quello della disperazione.

Infine La maschera della morte rossa è forse dei quattro il racconto più cinico e negativo: in una società futura, ma neanche tanto, i ricchi cercano di difendersi da sommovimenti, proteste violente, epidemie disastrose. Un gruppetto molto selezionato si rinchiude armato in una specie di fortezza per assistere, da un luogo protetto, alla fine della civiltà. Ma non riuscirà a lasciar fuori il virus mortale che ne farà strage. L’immagine finale è quella del protagonista chiuso in una specie di bara metallica per difendersi dall’irruzione dei popolari.

 Anche da queste sintesi molto rapide appare con chiarezza l’impostazione di Doctorow estremamente pessimistica. Non c’è margine né per la speranza né per la redenzione. Le premesse del presente, ben riconoscibili, non posso che portare ad esiti drammaticamente distopici. Sembra che nessuno sia in grado veramente di proteggersi da questo esito, nemmeno un superuomo sarebbe in grado di vincere il meccanismo perverso dell’esclusione sociale, della povertà, dello sfruttamento cinico, non ci sono possibilità di resistenza, perché il sistema è  astuto, sa giocare sulle debolezze delle persone, sa entrare nei gangli più delicati delle contraddizioni e, alla fine, è sempre in grado di perpetuare se stesso. Anche se sembra che la stessa mancanza di futuro che assilla i “resistenti” porterà anche il sistema a un collasso irreversibile. Se non c’è speranza non c’è per nessuno.

 

 Cory Doctorow, LITTLE BROTHER  2013

Ho scoperto Cory Doctorow leggendo Radicalized : una raccolta di racconti che mi ha davvero molto impressionato. Così con curiosità ho affrontato il precedente Little Brother  e ne sono rimasto letteralmente folgorato.

È chiaro fin dal titolo che il modello di riferimento di Doctorow è il Grande Fratello di Orwell. Tuttavia è bene segnalare subito la differenza decisiva: 1984, il romanzo di Orwell, infatti, era una previsione, un’ipotesi distopica lanciata verso il futuro, possibile ma ancora ipotetico, viceversa il racconto di Doctorow è piuttosto una descrizione, portata solo all’estremo, di una realtà già presente. Tutti i procedimenti tecnici che egli descrive, le tecniche di criptazione, la trasmissione di messaggi protetti, la realizzazione di reti segrete, sono pratiche in buona parte già operative, di alcune lo sappiamo, di altre forse… È il nostro presente più che non un’ipotesi per il futuro.

Certo Little Brother è un bel romanzone, non facile se non si hanno un po’ di conoscenze informatiche, ma Doctorow, scrittore e blogger di origine canadese, riesce a farci entrare nel mondo della cyber sicurezza e in generale nel mondo degli hacker e dell’utilizzo più estremo della rete, con una confidenza e una semplicità che lasciano davvero stupefatti.

La storia è quella di un gruppo di ragazzi che dopo un attentato terroristico, senza aver fatto nulla, vengono presi dalle forze dell’ordine, arrestati e torturati.

A seguito di questo evento cominciano a elaborare una forma di resistenza al potere di controllo messo in atto dalle autorità. Sfruttando le potenzialità della rete organizzano una forma di resistenza priva di inutili ideologie, forse un po’ ingenua, ma molto realistica, riescono a mettere in atto delle occasioni di protesta che però vengono immediatamente criminalizzate dalle autorità che alla fine sono molto più impegnate nel reprimere ogni forma di dissenso piuttosto che nel cercare i veri terroristi.

C’è in tutto il romanzo una non velata critica alla società statunitense e a tutte le pratiche oppressive messe in atto a fronte degli atti terroristici, ma che alla fine servono solo a intaccare le strutture della democrazia.

Lo scambio  sicurezza contro libertà, cioè il bisogno di sicurezza ottenuto  sacrificando la libertà del cittadino nella sua vita quotidiana, è diventato il motore delle società contemporanee, ma rappresenta anche una  spinta pericolosissima  verso la fondazione delle future democrazie autoritarie.

Proprio questo rischio è ciò che Doctorow vuol farci notare e toccare con mano, egli infatti ci rappresenta molto bene  come l’ossessione e del controllo ci porta  a cancellare progressivamente diritti che davamo ormai per scontati, e ancora come tale ossessione spinga verso forme di paranoia sia i controllori che i controllati, pervadendo l’intera società di diffidenza e di paura.

Un romanzo che cattura fin dalle prima pagine e costringe alla lettura, senza mai perdere il ritmo, nonostante le descrizioni tecniche non sempre facilissime.

 


Cory Doctorow, HOMELAND  2015

 C’è una cosa che bisogna osservare prima di tutto: non è facile, in Doctorow,  distinguere quanto è fantasia e quanto è invece, già oggi, realtà tecnologica. Certo è che persino le ipotesi più spinte restano comunque, e tragicamente, nell’ambito del verosimile: potrebbe essere proprio così!

Ciò rende la lettura sempre più angosciante: la sequenza di illegalità, di violazioni della privacy, di abusi, di pratiche “necessarie” anche se violente, di censure, di controllo ossessivo, non può lasciarci indifferenti.

Homeland è il seguito di Little Brother. Io di solito  non amo le saghe né i libri a puntate. Ma in questo caso faccio volentieri una eccezione. Perché i personaggi sono gli stessi, ma la storia è come se prendesse di mira un altro aspetto della stessa degenerazione della società tecnologica e delle democrazie avanzate.

Se in Little Brother era a tema l’ossessione per la sorveglianza, qui invece il cuore del racconto è la libertà di diffondere notizie anche quando compromettenti o imbarazzanti per le autorità. È chiaro il riferimento allo scandalo Wikileaks che ancor oggi pesa sul destino personale di Julian Assange.

Il formidabile hacker Marcus che abbiamo conosciuto nel romanzo precedente qui è impegnato nella campagna per l’elezione al Senato di un candidato indipendente, e  si trova invischiato nella pubblicazione di materiale che mostra le attività illecite e immorali di molti settori della pubblica amministrazione.

Riuscirà nell’intento di render pubblico tutto quello scottante materiale ma a prezzo di molti rischi, e sacrificando la sua carriera e il suo lavoro.

Ci sono molti altri temi laterali come l’inganno dei prestiti d’onore per gli studenti che diventano debiti immensi nelle mani di agenzie senza scrupolo, o il diritto di manifestare ostacolato da forze di sicurezza ottuse e violente.

Insomma, uno spaccato straordinario della nostra attualità, e di quello che (forse) ci attende se non sapremo cogliere le avvisaglie del disastro, se non sapremo difendere fino in fondo i valori della democrazia anche di fronte all’ondata devastante di una tecnologia che talvolta appare interamente controllata dal potere e economico e volta  difenderne gli interessi.

Tuttavia, allo stesso tempo, Doctorow ci insegna che quella stessa tecnologia può essere usata per difenderci dai soprusi, per tenere viva la fiaccola della libertà e della democrazia. 

 

Cory Doctorow  INFOGUERRA  2007

Infoguerra è un romanzo breve di Cory Doctorow, pubblicato per la prima volta nel 2007, ma il titolo originale, più aderente al testo, è After the Siege ovvero Dopo l’assedio, perché in effetti tutta la storia ci presenta una città assediata dal punto di vista di una ragazzina di tredici anni, Valentine, e della sua famiglia.

Un esercito nemico, che sembra rappresentare tutto il resto del mondo, ha dunque attaccato la città, la protagonista fa esperienza di quanto dura e violenta, sia la vita mano a mano che le risorse iniziano a scarseggiare.

Valentine resta sola perché padre e madre sono impegnati al fronte, ed entrambi saranno vittime della guerra spietata, così Valentine resterà sola con il fratellino, mentre la città vive una terribile carestia e una terribile malattia che trasforma le persone in zombie.

Valentine incontra un uomo, chiamato "Il Mago", che possiede ancora una "stampante" perfettamente funzionante con la quale può produrre sia cibo che abiti.

Questi straordinari apparecchi sono di fatto  la causa della guerra, perché il nemico vuole impedirne l'uso gratuito. Disorientata e ingenua, Valentine prima sospetta che il Mago sia una spia, poi scopre che è un reporter di guerra. Alla fine sarà proprio Valentine a scoprire involontariamente il modo per far cessare la guerra.

Chi, come me, legge oggi il libro (tradotto da Luca Volpino per Delos Digital nel 2012) non può fare a meno di confrontare  le inquietanti ricostruzioni di Doctorow con le tragiche immagini della guerra in Ucraina oggi in atto. La sintonia è stupefacente e ci dà il segno della grandezza di Doctorow come scrittore, grandezza ancora poco riconosciuta a livello critico e non abbastanza apprezzata a livello di pubblico. Di questo autore trapelano più vistosamente le ossessioni per i pericoli della tecnologia e in particolare le sue battaglie contro i monopoli del copyright e l’invadenza del potere attraverso i social e gli strumenti informatici e il preteso diritto del potere di far uso di ogni mezzo per soffocare il dissenso.

Anche qui tutto ruota intorno a una città che attraverso le stampanti 3D ha cercato di riprodurre abiti, cibi, oggetti, medicine, ecc. Mettendo in evidente difficoltà tutto il sistema economico capitalista. Ed è stata per questo attaccata e messa sotto assedio dal resto del mondo.

Ma la storia, vista dagli occhi di una ragazzina, quindi fuori di ogni ideologia e di ogni discussione politica, è soprattutto una storia di dolore, di morte, di fame, di disperazione, di abbandono, cioè il volto autentico di ogni guerra, giusta o ingiusta che sia.
Confesso che trovo la narrativa di Doctorow sempre più interessante e coinvolgente soprattutto per questa sua capacità di vedere oltre il limiti: intuire cioè artisticamente le potenzialità e i rischi insiti nello sviluppo della tecnologia, e come essa sia sempre strettamente collegata alla struttura politica della società. Chi immagina ancora la neutralità della scienza e della tecnica nel nostro mondo ha di che riflettere.


 China Miéville  L'UOMO DEL CENSIMENTO  2019

Confesso la mia difficoltà a riconoscere forma e confini dei molti sottogeneri del fantastico, spesso pure invenzioni commerciali, effetti di marketing, se non addirittura disperata ricerca di una identità letteraria poco chiara. Di fronte a un testo di China Miéville dovrei iniziare parlando del genere weird del quel è uno dei massimi rappresentanti, ma confesso che non me la sento. Ne parlerò invece come di uno scrittore potente, dotato di grande maestria nella gestione della lingua e sapiente nella costruzione dell’intreccio. Il testo che voglio presentare è L’uomo del censimento, magnificamente tradotto da Martina Testa e pubblicato da Zona42.

 È un po’ difficile ricostruire la trama per il modo in cui la narrazione è condotta. La voce narrante è quella di un bambino di nove anni, e dunque seguiamo, con i suoi occhi, una vicenda che bisogna di fatto ricostruire. Egli assiste alla scena del padre che uccide la madre e la getta in un pozzo di scarico dei rifiuti. Quando però cerca di far sapere quanto è accaduto nessuno gli crede, ci sono delle indagini che non portano a niente, compare una misteriosa lettera secondo la quale la madre se ne sarebbe andata di sua iniziativa. Il padre, personaggio molto equivoco e incomprensibile, è un fabbricante di chiavi, ma si tratta di chiavi che risolvono problemi, il cliente racconta le sue difficoltà e il padre costruisce una chiave opportuna. Compaiono altri personaggi, i bambini  con cui il protagonista si confronta, ma anch’essi sono non meno enigmatici degli altri, gli abitanti del villaggio, due capre, una vecchia che mastica scarafaggi.

Alla fine compare l’uomo del censimento, il solo che sembra voler aiutare il ragazzino, tanto che scende nel pozzo per verificare se effettivamente vi sia il corpo della madre, non sapremo quel che vi trova ma sappiamo che il ragazzo se ne andrà con lui.

 Una cosa colpisce subito il lettore: l’aura di mistero che  circonda l’intera narrazione: misteriosi sono i personaggi che sembrano carichi di una storia pregressa su cui non si fa mai luce, misteriosa l’ambientazione, un paesino che si sviluppa intorno a un ponte. La sensazione è quella di trovarsi in una specie di day after, l’umanità dopo una catastrofe. E forse l’elemento più vistosamente simbolico è proprio il pozzo, dove il padre getta gli animali che uccide, e i rifiuti della vita quotidiana. In quella sorte di buco nero le cose precipitano e si perdono, tutto ruota intorno ad esso come se fosse lì ad ammiccare, a mostrare il destino di ognuno e di ogni storia.

Alla fine si resta un po’ perplessi perché mancano le risposte alle molte domande che la narrazione ha posto, ma allo stesso tempo non si può non ammirare la capacità dell’autore di creare un mondo in sospensione, un’attesa senza compimento, uno spaccato del mondo senza tempo, nel quale reale e fantastico giacciono abbracciati. 

 

China Miéville  LA CITTA' & LA CITTA'  2009

 La città & la città di China Miéville è un romanzo semplicemente magnifico, imprevedibile, di grande originalità. Miéville ha una scrittura fluida, ha il dono della narrazione e sa costruire trame intricate che inchiodano il lettore e lo costringono ad andare avanti.

 In questo caso la trama è assai complessa. Perché si tratta prima di tutto di un giallo. C’è una ragazza morta e degli investigatori, ma non è questa veramente la chiave del romanzo che risiede piuttosto nella ambientazione, e qui vengono i problemi perché l’autore non si preoccupa di spiegare tutto nel dettaglio, preoccupazione tipica degli scrittori dilettanti, ma ci mette immediatamente al centro della situazione: ci sono due città, Beszel e Ul Qoma, ma sono intricate tra loro, non è ben chiaro dove finisce l’una e dove inizia l’altra, tuttavia sono due entità politiche ben distinte e separate da rigidi controlli. Gli appartenenti all’una o all’altra si distinguono facilmente per come sono vestiti, per le macchine che usano, per i colori che prediligono.  Il lettore non può non pensare alla vicenda storica delle due Berlino prima dell’abbattimento del muro.

Gli abitanti di Beszel e di Ul Qoma hanno imparato a non guardare, anche quando si incrociano ai due lati di una strada, quando si sfiorano in un luogo qualsiasi. Non bisogna guardare. Chi lo fa compie una Violazione, e la Violazione è il terzo soggetto, una sorta di autorità superiore, dotata di poteri illimitati che si assicura che nessuno guardi l’altro, e che nessuno passi da una città all’altra senza permesso.

L’investigatore protagonista del romanzo si trova poi a confrontarsi con un ennesimo mistero che sembra essere lo sfondo dell’omicidio: l’esistenza di una Terza Città, Orciny, nascosta alle prime due e ancor più difficile da identificare.

 Come si vede il vero focus del romanzo non è tanto il giallo o l’investigazione, ma è questo ambiente di spazi intrecciati che  ci costringe a fare i conti con i temi dell’identità, dei confini, della sovranità, del controllo, del potere, ecc. in un intreccio di riferimenti che muove da Philip Dick a George Orwell a Franz Kafka.

Alla fine il lettore può godere di una detective-story degna della grande tradizione noir del Novecento, ma insieme di una potente riflessione intorno alle  difficoltà di comunicazione nella società attuale, alla difficoltà di rapportarsi all’altro, alla diversità. Aggiungerei, tra le cose che mi hanno davvero colpito è la capacità di Miéville di  frequentare gli interstizi, le zone  morte, le zone franche della realtà, le aree dove i poteri si confondono, dove le identità si indeboliscono, dove la realtà e l’immaginario non sono più così ben distinti. In questi spazi contesi fra diversità apparentemente incomponibili si inserisce l’attitudine all’indifferenza, che è forse un modo per sopravvivere, un sistema di difesa: fingere di non vedere, l’altro è lì, esiste, l’hai davanti a te ma devi fare in modo di non guardarlo, questa politica dell’indifferenza sembra rappresentare efficacemente la tragica condizione del  nostro tempo.


 

 William Gibson, AGENCY   2020

 La complessità è sicuramente il marchio distintivo di questo romanzo di  William Gibson, il padre del Cyberpunk. Due sono le linee narrative che si intrecciano, da una parte la protagonista Verity Jane nella San Francisco del 2016 viene assunta dalla Tulpagenics come beta tester per  una nuova app. In realtà si tratta di un  forma sperimentale di Intelligenza Artificiale, che comunica attraverso degli occhiali e un auricolare. Questa AI ha un nome, Eunice e una personalità ed è il vero motore di tutta la storia. Dotata di una completa sensibilità, e di una possibilità di conoscenza universale, può agire comunicando simultaneamente con una pluralità di soggetti, spostando denaro,  influendo su eventi e decisioni. Ben presto assume il controllo di Verity e le fa fare cose che la ragazza non capisce.

Nello stesso tempo, in un lontano futuro post apocalittico, il 2136, Wilf Netherton a Londra agisce per conto di una oscura commissaria, Ainsley Lowbeer che in modo ancora più incomprensibile sta lottando contro una enigmatica forma di potere dominante, quella dei klept. Il controllo di Eunice è uno degli obiettivi che vorrebbero raggiungere.

Le due linee narrative sono in contatto attraverso una serie di oggetti impossibili, da una parte un drone con le gambe, che non vola ma cammina ed è controllato dal gruppo di Wilf e dall’altra una entità neurorganica dotata di un corpo umano controllata da Verity. Ognuno può vedere e sentire quel che accade dall’altra parte attraverso il proprio intermediario.

Lo sviluppo delle vicende  non è meno complesso di questo scenario, Eunice di fatto cerca di rendersi autonoma e di sfuggire a ogni controllo umano. Al contempo l’obiettivo di Lowbeer e del suo gruppo è quello di intervenire su una frazione di tempo passato per modificarne l’esito, in particolare vorrebbe condizionare la linea del tempo di Verity e Eunice per evitare l’esito catastrofico, chiamato jackpot.

La vicenda si sviluppa senza una vera e propria conclusione. Alla fine al lettore resta l’immagine di un esercito di personaggi, di un flusso inarrestabile di dialoghi, di una scrittura estremamente secca, volutamente priva di eleganza, di una povertà di descrizioni, per lo più concentrate sugli interni, gli appartamenti, un bar, un’auto.

E se volessimo trovare un denominatore comune a tutto questo dovremmo pensare con Gibson che in fondo si tratta per tutti di una disperata ricerca di quella Agency evocata dal titolo, cioè di una capacità di azione autonoma  e volontaria che sembra ormai impossibile. Siamo tutti eterodiretti sembra dirci Gibson, abbiamo perso la capacità di agire come soggetti autonomi, siamo burattini nelle mani di poteri che non conosciamo, non comprendiamo, non controlliamo.

Sembra che l’ambiente vitale del futuro, un futuro che è già iniziato nel nostro presente, sia quello del cyberspazio dove tutti comunicano, al di là di ogni limite del tempo e dello spazio, ma in fondo questo non impedisce che ognuno viva in perfetta solitudine. Un romanzo che lascia un certo amaro in bocca. 

 

Greg Egan PERIELIO D’ESTATE  2019
"Perielio d’estate" (titolo originale: Perihelion Summer) è un romanzo breve di Greg Egan, scrittore australiano noto per la sua fantascienza hard, pubblicato nel 2019.
Il romanzo è ambientato in un futuro prossimo, dove una "super-Giove" chiamata Taraxippus – un pianeta errante delle dimensioni di Giove – entra nel sistema solare e causa gravi perturbazioni orbitali, compreso un cambio drammatico del clima terrestre.
Il protagonista è Matt, un giovane ingegnere australiano, che costruisce una struttura galleggiante autosufficiente chiamata "la Zattera" insieme a un gruppo di amici. La loro idea è di sfuggire ai peggiori effetti del cambiamento climatico imminente. Quando Taraxippus effettivamente passa vicino alla Terra, l’asse terrestre cambia inclinazione, le calotte polari iniziano a sciogliersi, e l’Australia viene colpita da ondate di calore devastanti e inondazioni.
Il gruppo sulla Zattera deve affrontare non solo le sfide ambientali, ma anche il collasso sociale e politico che segue: migrazioni di massa, disinformazione, militarizzazione dei confini e lotta per le risorse. Matt e i suoi amici cercano di aiutare chi possono, muovendosi lungo le coste e cercando rifugi climaticamente più stabili, ma si trovano davanti a scelte morali difficili.
Come tipico di Egan, la narrazione è scientificamente rigorosa ma anche focalizzata sull’etica e sull’umanità dei personaggi. È un romanzo più accessibile rispetto ad altri suoi lavori più complessi, pur mantenendo il rigore scientifico e l’attenzione al realismo tecnologico.




 

Joyce Carol Oates,  PERICOLI DI UN VIAGGIO NEL TEMPO   2021

Joyce Carol Oates è una delle più note e prolifiche autrici americane, ben nota al grande pubblico per i suoi romanzi che dipingono la scena della provincia americana con grande realismo e una prosa asciutta ma coinvolgente. È singolare ma forse anche significativo che oggi per raccontare lo stesso mondo si cimenti con il genere distopico.  E lo fa con un lungo romanzo nel quale gioca con grande maestria con l’eterno paradosso del tempo. Ma il punto di partenza è proprio la società americana di un futuro molto prossimo che con l’alibi della difesa della democrazia si è trasformata in quella società del controllo ossessivo, già preconizzata dai grandi del genere, primo fra tutti Orwell. I personaggi si sentono costantemente controllati, ascoltati, sottoposti a giudizio e con l’angoscia di una possibile punizione impietosa, l’annientamento con un laser sparato da un drone.

La protagonista, una ragazzina di diciassette anni, viene punita perché nel saggio di fine anno si è permessa di fare pubblicamente alcune domande scomode. La punizione consiste nell’essere esiliati in un tempo passato, il 1959. Qui conduce una vita quasi normale, studia in un College, come una qualsiasi ragazza dell’epoca. Ma sa di essere diversa, sa di aver lasciato la famiglia, e di dover restare quattro anni in quella condizione, con un nome nuovo, un’identità fasulla, prima di poter tornare. In realtà le cose si complicano, perché nonostante tutte le cautele e tutte le severissime regole che deve osservare, crede di individuare un altro esiliato e comincia una storia incerta fra l’amore e l’amicizia.

Tuttavia le cose non filano lisce perché il giovane professore di psicologia di cui si è innamorata la mette a conoscenza di possibili spiegazioni alternative della sua realtà. Entra qui in gioco un sottile ma molto efficace gioco di ambiguità. La protagonista e con lei il lettore non saprà più con certezza se la sua realtà è appunto quella del passato o non piuttosto una realtà virtuale totalmente fittizia. L’enigma non si scioglie, ma il finale, che non svelerò, non è meno ambiguo.

In tutto il romanzo c’è come una sottotraccia legata alla riflessione intorno alla psicologia comportamentistica che la ragazza studia e che il professore di cui è innamorata insegna. In questo mondo passato sembra essere la sola credibile spiegazione dei comportamenti umani, e il lettore non può fare a meno di percepire, anche con una certa ironia, che in fondo il mondo del futuro è proprio quello che, come nel comportamentismo, immagina l’uomo come una macchina che può essere indotta ad agire o a reagire in modo prevedibile attraverso opportuni stimoli. Il futuro sembra costruito proprio in base a questi principi, l’umanità controllata e addomesticata, ridotta a una cava da laboratorio che non aspira più a nessuna libertà, perché sa che restando nella propria prigione prima o poi sarà ricompensato.

Forse non sarà il massimo dell’originalità, ma di sicuro questo romanzo è accattivante, e non lascia indifferenti.

 

Don Delillo,  IL SILENZIO   2021

 Il racconto di Don Delillo è costruito in sintonia con il titolo. Le vicende e i personaggi infatti vi sono accennati, spesso riassunti in una frase. Sembra che l’autore abbia lavorato in togliere, ridurre, condensare, portare ad essenza le scene, le situazioni, i discorsi.

L’elemento scatenante della vicenda è l’improvviso black out di tutti i sistemi mediatici. Così accade che il gruppo di amici riuniti per vedere insieme il Super Bowl si trovino improvvisamente di fronte a uno schermo nero. Che poi si traduce in un oscuramento  che avvolge l’intera città di New York.

Nel  frattempo una coppia che li deve raggiungere è costretta a un atterraggio di fortuna con l’aereo, per fortuna senza gravi conseguenze. 

Ma i personaggi non sembrano travolti dall’apocalisse della tecnica, piuttosto attendono di comprendere la situazione, ciò che però è diventato impossibile proprio a causa del silenzio di tutti gli strumenti social e dei mezzi d’informazione. Sono possibili solo congetture che non verranno mai risolte nel corso del libro: guerra? Guasto? Terroristi? Incidente?

Uno dei personaggi, un giovane fisico che studia il manoscritto di Einstein della relatività generale,  sembra indirettamente alludere all’eventualità che si tratti di una piega dello spazio tempo. Ma che sia effettivamente così non riusciremo a scoprirlo. Perché i personaggi restano a fluttuare in una sorta di “vuoto barcollante” come dice uno di loro. La realtà è che non sono affatto in grado di comprendere quel che sta accadendo, ma soprattutto sono ormai del tutto incapaci di reagire, e soprattutto di immaginare un’esistenza senza la tecnologia nella quale sono (siamo) immersi quotidianamente.

Il finale, da questo punto di vista è inquietante: un personaggio in silenzio, non ascolta, non capisce niente: “Sta seduto davanti al televisore con le mani intrecciate sulla nuca, i gomiti all’infuori. E poi fissa lo schermo nero.”

Il racconto di Delillo è certamente un pezzo di bravura di un autore sperimentato. Forse il lettore che cerca montaggi, trame, colpi di scena, resterà deluso, ma la capacità di metterci in una autentica situazione distopica ne fa una lettura che non lascia indifferenti. Tuttavia quello che è il suo maggior pregio è forse anche il suo limite: la sensazione di silenziosa sospensione anche di fronte a un evento catastrofico, quella condizione di impotenza, di incertezza, di insipienza, creata magistralmente, lascia infatti al contempo al lettore una amara sensazione di irrisolto e inconcluso.

 

Yanis Varoufakis UN ALTRO PRESENTE  2021

 Yanis Varoufakis è un economista assurto agli onori delle cronache quando ha guidato la delegazione greca presso la Comunità Europea in occasione della grave crisi economica del 2008.

Ora si avventura dalla saggistica teorica al romanzo in chiave distopica pubblicando il romanzo, Un altro Presente, tradotto per La nave di Teseo da Andrea Silvestri. E il risultato è sicuramente originale e interessante.

Un ingegnere informatico greco, Costa, lavora a un macchinario in grado di soddisfare tutti i desideri umani. Durante un test delle apparecchiature apre involontariamente un portale che lo mette in contatto con un’altra realtà, una realtà alternativa nella quale trova il suo alter ego, Kosti, con il quale ha inizio una lunga conversazione dalla quale viene a sapere di uno sviluppo alternativo della storia a partire dal 2008, punto di svolta e di distinzione tra le due realtà  parallele. 

Nell’altra realtà, infatti, dopo il 2008, si sono sviluppati massicci movimenti di protesta e di boicottaggio un movimento dal basso nel quale i partiti tradizionali non hanno avuto alcun ruolo. 

Sull'onda delle proteste, dunque, nell’Altro Presente, dunque, il capitalismo è stato superato e si è affermata una società senza banche e senza sfruttamento, senza le grandi aziende informatiche che rubano i dati dei cittadini, senza povertà, senza inquinamento.

Una società basata sulla valutazione dell’utilità sociale delle aziende. Cancellate le banche commerciali c’è solo la banca nazionale dove tutti fin dalla nascita hanno un piccolo capitale.

Vige il divieto di vendere e comprare azioni e si impone l'indice di merito sociale in base al quale un'azienda può essere sviluppata o cancellata. Giurie di cittadini hanno il potere di chiudere un’azienda che non contribuisca adeguatamente al bene comune.

I lavoratori non hanno un vero e proprio stipendio, ma viene distribuito un bonus su valutazione democratica dei lavoratori stessi. La terra è di proprietà collettiva, chi la occupa (privato o azienda) deve pagare un affitto che stabilisce lui stesso. Solo le aziende pagano un tassa fissa del 5% sui profitti.

I flussi migratori sono progettati e regolati. Vi sono apposite leggi che garantiscono a ogni persona del pianeta la proprietà dei propri dati personali, chi li vuole deve pagarli, in base al principio “Penny For Your Thought”.

La narrazione segue anche le vicende di due amiche di Costa: Eva, un’economista che crede in un capitalismo benevolo e Iris, una ecologista, naturalista, rivoluzionaria e anticonformista.  E ovviamente quelle delle loro omologhe dell’altra realtà Eve e Siris.

La trama si compone in realtà di lunghe e dettagliate descrizioni dell’Altro Presente. Uno dei pochi risvolti narrativi si ha alla fine quando anche nell’altra realtà si verifica una grave crisi economica, perché la speculazione nasce dal desiderio di potere che va al di là di ogni sistema economico anche il più perfetto. E infine quando Costa decide di distruggere il macchinario e chiudere definitivamente il portale.

Il romanzo per le lunghe descrizioni richiede molta pazienza e probabilmente risulta più adatto per chi abbia una sia pur minima conoscenza dell’economia. Quanto al mondo parallelo descritto va detto che la tesi dell’autore è molto chiara: mostrare che un altro mondo è possibile al d là di ogni scetticismo oggi prevalente che tende a vedere nel capitalismo la fine della storia, ovvero ciò oltre al quale non sembra poter esserci nulla.  Varoufakis ci fa vedere, appunto, che un altro presente invece è possibile, che dalla crisi si poteva uscire diversamente da come ne siamo usciti nella nostra realtà.

D’altra parte egli sembra mostrare anche in questo caso il difetto tipico  degli economisti contemporanei che tendono sempre a sopravvalutare il ruolo della economia finanziaria  rispetto a quello della produzione, quasi ignorata.

La prospettiva dell’autore, esplicitamente è quella di un anticapitalismo di natura anarchica, che postula un’antropologia in base alla quale l’uomo è fondamentalmente buono, ed è la società che lo corrompe. Rousseau docet. Ma la storia ci ha insegnato che tutte le forme di democrazia assoluta finiscono sempre per scivolare nella dittatura, cioè per autoannientarsi.

Non si può negare che le analisi sul nostro presente siano molto azzeccate. Le pagine dedicate a mostrare come l’economia capitalista di oggi si fondi su immensi debiti e su una moneta inesistente sono davvero formidabili. Il 2008, e tutto quello che ne è seguito, ci hanno mostrato chiaramente che abbiamo imboccato una “autostrada per la catastrofe”.

Chiudo osservando che anche in questo caso  il desiderio di narrare il presente da una prospettiva critica ha spinto l’autore verso il territorio della fantascienza a dimostrazione che  questo genere possiede ampie potenzialità e non può essere ridotto a un ingenuo divertissement. Tuttavia faccio anche notare che ad un certo punto Varoufakis fa una affermazione inquietante e meritevole di attenzione: “Il capitalismo, come la fantascienza,- scrive - tratta beni futuri usando un valuta fittizia.” (148) Sarà così? C’è davvero una relazione tra capitalismo e fantascienza?  E quale? Da pensare.

 

Elena Di Fazio  RESURREZIONE  2021

Vincitore del Premio Urania 2020, Resurrezione è sicuramente un romanzo carico di fascino, originale nel concetto, molto ben costruito dal punto di vista strutturale. La scrittura fortemente analitica della Di Fazio può apparire talvolta un po’ prolissa e questo può rendere la lettura faticosa, ma sicuramente il premio finale è garantito. D’altra parte, bisogna essere franchi: è la tendenza degli Urania di questi ultimi anni, che chiede agli autori testi di almeno 400.000 caratteri. Avrete notato, cari amici lettori, che spesso gli editori ricorrono a caratteri improbabili pur di gonfiare la dimensione del libro nella convinzione che questo lo renda più vendibile.

IO non sono convinto, continuo ingenuamente a pensare che la quantità non è per forza qualità, ma è solo un pensiero mio…

 L’idea di partenza è accattivante: si è aperto un portale spazio temporale e sono arrivati sulla terra degli alieni. Tuttavia non sopravvivono all’atmosfera terrestre ì, muoiono dopo pochi minuti. Cinque anni dopo la cosa si ripete, gli alieni vivono un po’ più a lungo, e poi di seguito di cinque anni in cinque anni e gli esseri che sopravvivono sempre di più, Tuttavia comunicare con loro è molto difficile, a fatica si riesce a decifrare solo qualche parola. In particolare una frase che viene spesso ripetuta: “otto di nove”. Ne nasce la convinzione che la nona spedizione sia anche l’ultima. Le protagoniste della narrazione sono due giovani donne, chiamate alla Base che si occupa della gestione del portale e degli alieni, in qualità di filosofe.

Naturalmente, come sempre accade, si sviluppa una opposizione ideologica alla presenza aliena, che prende forma di un gruppo di terroristi disposti a tutto pur di cancellare questa anomalia che mette in discussione il rapporto privilegiato tra l’uomo e dio.

La prima parte della narrazione si gioca soprattutto intorno alla scoperta sconvolgente che alla loro morte, gli alieni, che hanno la forma di un piccolo tetraedro senza arti e senza tratti fisiognomici, rilasciano una strana luce che pare elevarsi verso il cielo e sparire. Di cosa si tratta? Forse di un’anima immortale? Ne derivano interessanti discussione filosofiche.

La trama si intrica un po’ alla volta perché i terroristi riescono a infiltrarsi nella base segretissima e super protetta, dove autorità civili, e militari si contendono la supremazia.  E precipita quando i terroristi cercano di impossessarsi della base, con lo scopo di distruggerla e annientare il gruppo di alieni che ancora vivi vivono.

 Pur con una certa lentezza, la narrazione si snoda fra avvenimenti e riflessioni, discussioni di ordine filosofico e ricostruzione della biografia delle protagoniste, alternandosi con frammenti di un interrogatorio collocato temporalmente dopo la conclusione dei fatti. Qualche colpo di scena finale, che non svelerò rende ancora più accattivante l’intreccio.

A mio modo di vedere, dunque un ottimo lavoro, equilibrato e sapiente. Le discussioni filosofiche sono all’altezza del lettore medio senza tecnicismi e senza voli pindarici, anzi diciamo che per chi ha studiato filosofia forse appaiono un po’ semplici, ma sicuramente adatte a sollecitare la riflessione del lettore senza metterne alla prova le conoscenza. Anche perché in fondo si tratta pur sempre di una narrazione fantastica, non di un saggio.

Chiudo con una riflessione a margine. Leggendo il romanzo di Elena Di Fazio mi è venuto spesso da pensare come reagiremmo, noi, la nostra società, il nostro mondo all’arrivo di creature aliene. Probabilmente nello stesso modo scomposto, conflittuale e violento raccontato qui. Probabilmente non siamo pronti. Alieni state a casa vostra ancora un po’. 

 

Sequoia Nagamatsu di IN ALTO NEL BUIO  2022

 Lascio per una volta i miei amati classici per presentare un romanzo opera prima dello scrittore americano di origine giapponese Sequoia Nagamatsu How High We Go in the Dark (2022) opportunamente tradotto da Giovanni Zucca e pubblicato col titolo In alto nel buio da Neri Pozza e candidato a numerosi premi oltre che suggerito dai critici del New York Times.

 Colpisce immediata,mente la struttura del libro costruito per capitoli che potrebbero essere letti autonomamente. Ognuno con il suo narratore e il suo protagonista. Nell’insieme raccontano in modo corale una storia distopica di per sé non originalissima: lo scioglimento dei ghiacci provocato dalle mutazioni  climatiche ha determinato il ritrovamento dei corpi alcuni esseri preistorici, tra i quali spicca quello di una bimba vestita e acconciata in modo del tutto diverso dagli altri, ma ha fatto riemergere anche  un virus antichissimo che si diffonde presto in tutto il mondo e si rivela terribilmente aggressivo. La gente si ammala  e muore in massa. Tuttavia i capitoli non raccontano propriamente la storia che muove da questa premessa,  illustrando piuttosto l’atteggiamento delle persone rispetto alla malattia e alla morte soprattutto quella dei bambini perché il virus colpisce in modo particolare i più piccoli.  E qui abbiamo tante pagine drammatiche sulla perdita delle persone care, quanto invenzioni quasi surreali di artifici per rendere la morte meno terribile, per addomesticarla, la Città delle Risate o l’Hotel del Commiato, per esempio, dove i contagiati vanno a concludere la propria esistenza. In un susseguirsi talvolta fantastico altre volte tragico, sempre piuttosto cupo e riflessivo.

Ma il romanzo, che non indulge sull’aspetto sociale, quanto piuttosto su quello privato, prende anche la tinta della fantascienza, quando racconta di una spedizione alla ricerca di un nuovo pianeta abitabile per l’umanità, un nuova Terra dove ricominciare l’avventura umana. Quindi ci sono capitoli ambientati sulla nave spaziale, altri sui pianeti che di volta in volta si incontrano in questo viaggio verso la salvezza.

Il finale, che non svelerò, aggancia l’inizio della storia e quella bambina da cui tutto ha preso avvio, stringendo in un unico destino la storia umana e quella del cosmo.

 Non posso negare che la lettura è stata a tratti affascinante, anche quando la tematica sviluppata poteva sembrare troppo lugubre e pesante, l’autore ha saputo conservare sempre un tono poetico e meditativo  capace di catturare il lettore. Se è una prima prova direi che è pienamente superata, e aspettiamo l’autore alle prove successive.

 

A. Weir, Project Hail Mary 2021

 

Il libro che ha reso celebre Andy Weir, The martian – Il sopravvissuto è stato per me una lettura fortunatissima, ho deciso allora di approfondire la conoscenza dell’autore e davvero anche questo romanzo non mi ha deluso.

“Project Hail Mary” di Andy Weir è un romanzo di fantascienza che segue le vicende di Ryland Grace, un astronauta che si risveglia su una navicella spaziale senza ricordare chi sia o come sia arrivato lì. Scopre di essere l’unico sopravvissuto di una missione disperata per salvare l’umanità da un misterioso organismo che sta consumando l’energia del sole, minacciando di portare la Terra verso una nuova era glaciale.

Mentre cerca di recuperare la memoria, Ryland si rende conto di essere a diversi anni luce dalla Terra e di avere pochissimo tempo per completare la sua missione. Durante il suo viaggio, incontra un alleato inaspettato, un alieno chiamato “Rocky”, dall’apparenza orrida, un ragno con cinque zampe, senza una testa, senza occhi, il sangue è mercurio, respira un’atmosfera di ammoniaca, e ha una temperatura altissima, con questo essere deve collaborare per risolvere il problema e salvare entrambi i loro mondi.

La collaborazione si rivela molto efficace, Rocky è uno straordinario ingegnere, mentre il protagonista ha molte più conoscenze scientifiche. La collaborazione consente ad entrambi di trovare soluzione al problema dell’organismo che sta assorbendo l’energia del sole e di molte altre stelle, fra le quali la stella di Rocky.

 Weir è uno di quegli scrittori capaci di catturarti, non smetteresti mai di leggere, e anche se Project Hail Mary è un bel tomo di oltre 600 pagine  non l’ho trovato mai faticoso o superfluo; un continuo susseguirsi di colpi di scena e di sviluppi imprevedibili tiene il lettore incollato alle pagine fino alla fine.

Weir appartiene a quella schiera di scrittori di fantascienza che mettono in scena avventure ad alto tasso di verosimiglianza, sempre molto credibili da un punto di vista scientifico.

Certamente le pagine più belle sono quelle nelle quali il protagonista cerca un contatto e una comunicazione con l’alieno, nonostante le differenze apparentemente insormontabili. Quasi a dimostrare che non c’è differenza, per quanto profonda, che non possa essere superata. Un bell’insegnamento: non c’è differenza che non possa essere superata, e la collaborazione è molto più efficace della competizione o del conflitto.

 

Rudy Rucker  LIBERI TUTTI! 2021

"Liberi tutti! " è un romanzo cyberpunk che immagina un futuro in cui i morti non tacciono, ma tornano nel cloud per combattere tiranni. Rudy Rucker mescola ironia e ribellione con riflessioni sulla coscienza, offrendo un racconto brillante e provocatorio.

In un futuro prossimo (post-2024) in cui il mondo è controllato da una distopia tecnocratica e politica. Gli USA sono caduti in una dittatura tecnologica dopo l’assassinio di una presidente progressista da parte di una fazione reazionaria.

L’elemento centrale è una tecnologia chiamata "lifebox", che consente di trasferire la mente umana in una simulazione digitale dopo la morte, creando così dei "fantasmi succosi" (juicy ghosts è il titolo originale) — coscienze vivide e ancora attive nel cloud, capaci di interagire con il mondo.

Il protagonista, Jude, è un attivista politico che muore ma continua a esistere appunto come un juicy ghost. Con l’aiuto di altri fantasmi digitali e hacker vivi, cerca di vendicarsi dell’oligarchia che ha ucciso la presidente progressista e ha instaurato un regime totalitario.

Il gruppo mette in atto un piano per assassinare il dittatore (una figura caricaturale ispirata al presidente Trump) e liberare le coscienze digitali dalla prigione corporativa in cui sono tenute. Il racconto è una miscela di cyberazione, ironia, spiritualità digitale e critica politica feroce.

Rucker adotta un tono satirico e psichedelico, con dialoghi vivaci, idee al limite del delirio creativo, e un ritmo serrato. Talvolta non si comprende la  situazione, né chi sta facendo cosa. L’autore non spiega quasi nulla e dà tutto per scontato. È un’opera breve ma molto pesante per il lettore, non sempre riesce a tenere accesa la luce dell’interesse. Confesso non mi  è piaciuto affatto.

 

  Naomi Alderman  RAGAZZE ELETTRICHE 2023

Sicuramente uno dei romanzi più interessanti e originali letti negli ultimi anni e soprattutto un esempio perfetto di quello che io chiamo Distopia critica.

La trama è complessa perché segue le vicende di numerosi protagonisti a partire da un’idea iniziale folgorante (letteralmente): le donne scoprono di possedere una forza nuova, la capacità di emettere una potentissima scossa elettrica. Non è ben chiaro come questo sia avvenuto, forse per conseguenza di un avvelenamento, ma non ha importanza. La scoperta porta le donne di tutto il mondo a un rovesciamento radicale dei rapporti rispetto agli uomini.

La capacità di infliggere dolore e morte spinge le donne ad acquisire un ruolo nuovo all’interno della società, ma al contempo porta a replicare atteggiamenti e comportamenti tipicamente maschili. Contrariamente a qual che si potrebbe pensare la scalata sociale femminile non comporta una trasformazione positiva della società, ma acuisce piuttosto le sue contraddizioni di fondo. Lo si comprende molto bene seguendo le vicende di Roxi parte di una famiglia di malviventi che spaccia nel mondo una droga potentissima. O quella di Margot donna in carriera politica. O ancora quelle di Allie che usa la propria potenza elettrica per nominarsi come una nuova Eva e fondare una setta religiosa che pretende di rovesciare i fondamenti della religione stessa.

“Dio ama noi tutti – dice – e vuole farci sapere che Lei ha semplicemente cambiato veste. Lei è oltre il femminile e il maschile. È al di là dell’umana comprensione. Ma richiama la vostra attenzione su ciò che avete dimenticato. Ebrei: guardate Miriam, non Mosè, per tutto quello che potete imparare da lei. Musulmani: guardate Fatima, non Maometto. Buddisti: ricordatevi di Tara, la madre della liberazione. Cristiani: pregate Maria, per la vostra salvezza.”

La vicenda trova il suo culmine nella fondazione di uno Stato interamente dominato dal femminile. Ma contrastato dagli altri paesi ancora in mano agli uomini. La guerra è inevitabile. Cerca di testimoniarla Tunde un reporter che subirà arresti e torture, e dovrà fuggire cercando di difendersi dalla furia delle soldatesse.

Il romanzo certo vuole mostrare senza mezzi termini l’ascesa al potere delle donne. E anche l’inevitabile sete di vendetta per una secolare sottomissione, per tutte le violenze subite e che ora vorrebbero restituire. Ma al contempo l’Autrice mostra come il potere in sé nelle sue forme peggiori non cambia. Anche la dittatrice del paese in cui dominano le donne non fa altro che imporsi con spietata prepotenza sugli uomini. Non ci troviamo soltanto di fronte alla narrazione della riscossa femminista, ciò che emerge è una drammatica e impietosa analisi del potere e della sua terribile capacità di trasformare le persone. Chi può imporsi con la forza, con la violenza, prende il potere nelle sue mani e istituzionalizza la propria superiorità. Che si tratti di uomini o donne il risultato non cambia. La violenza di genere non è annullata ma rovesciata. Nella distopia della Alderman infatti sono le donne che umiliano, violentano, emarginano gli  uomini.

Un’ultima osservazione, nella finzione narrativa i fatti sembrano avvenire in un futuro a noi molto vicino, ma la narrazione invece sembra collocata in un futuro lontanissimo. Un tempo nel quale all’autore del libro viene suggerito di firmarsi con un nome femminile per non restare confinato nel genere marginale della “letteratura maschile”. Un rovesciamento perfetto dunque. 

 

Naomi Alderman  IL FUTURO 2023

 Naomi Alderman è l’autrice del fortunatissimo romanzo  Ragazze elettriche (del 2017) dal quale è stata tratta anche una serie televisiva. L’autrice cerca ora di replicare il grande successo internazionale dell’opera precedente con un corposo romanzo dal titolo Il futuro edito in Italia da Feltrinelli.

L’ambizione è evidente, il romanzo è infatti molto articolato nella trama ed elaborato nella forma e nel  montaggio.

 Ci troviamo di fronte alla fine del mondo anche se non c’è una causa unica e specifica ma una serie di concause, ambientali, sociali, economiche, pandemiche, ecc.. che portano al disastro. C’è tuttavia un’intelligenza artificiale in grado di avvisare alcuni fortunati dell’approssimarsi della fine e tentare di salvarsi utilizzando dei rifugi segreti attrezzati per il bisogno. Si tratta dei grandi manager delle principali aziende tecnologiche del pianeta. Ma la vera protagonista del romanzo in realtà è una giovane donna, Lai Zhen, esperta di tecniche di sopravvivenza, che viene contattata dall’assistente di uno di questi grandi proprietari, Martha, una  dirigente con un passato oscuro e legami con una setta survivalista.

I big dell’industria tecnologica si trovano a bordo di un aereo diretti al loro rifugio segreto, ma l’aereo precipita e di loro non si sa più niente. Qui ha inizio una complicata giostra di vicende, il cui denominatore comune è che niente è come sembra e che in fondo non ci si può fidare di nessuno, perché tutti hanno qualcosa da nascondere.

 Il romanzo è magmatico, e in certi punti dispersivo, talvolta sembra prendere una direzione che alla pagina successiva viene smentita. Spiccano in maniera molto evidente le figure femminili, le uniche ad avere un certo spessore, mentre le figure maschili sono tutte superficiali, e inconsistenti. Forse è un pregiudizio dell’autrice, forse è il suo modo di far emergere il ruolo della donna, come nel primo romanzo, intesa quale l’unica in grado di lavorare nella prospettiva di un futuro dignitoso per questo pianeta.

Tuttavia talvolta l’intreccio  deborda fino alla confusione e in altri casi non si comprende perché indulgere su certe emozioni private del personaggio se ciò non risulta poi funzionale allo sviluppo della vicenda. Insomma è chiaro che il libro è frutto di un lavoro di costruzione enorme, testimoniato anche dal lunghissimo elenco finale di ringraziamenti, ma la complessità, la ricchezza dei riferimenti tecnici, la tensione critica rispetto a un mondo, il nostro, nelle mani di pochi ricchissimi, non bastano a trasformare un romanzo ben scritto in un capolavoro. Di sicuro ne uscirà una serie televisiva, ma questo non è per forza un pregio.

 

 Francesco Vietti  SEMUREN 2024

Francesco Vietti è un antropologo, docente dell'università di Torino, autore di saggi e di libri di viaggio, si cimenta ora in questo romanzo con la fantascienza in versione distopica.

Va detto che, a mio avviso, la ricostruzione d'ambiente è davvero molto potente: un'Italia devastata dalla guerra civile e segnata da una immigrazione massiccia, una Cina diventata prima potenza mondiale, obiettivo della migrazione globale, una città, in Cina, Kowloon, ghetto di immigrati, insieme alveare, luogo invivibile.

Come si comprende anche da queste prime osservazioni, Il romanzo è diviso in due parti e due storie attraverso capitoli che si alternano. Da una parte Francesco forse l'alter Ego dell'autore, l'antropologo italiano che cerca fortuna emigrando in Cina attraverso un lungo e pericoloso viaggio in furgone attraverso Albania e poi Moldavia e poi in aereo verso la Cina e la città maledetta degli immigrati. Ma perché gli italiani emigrano? la risposta a questa domanda non appare molto chiara e fra le argomentazioni ne appare una davvero poco credibile: “Per mancanza di amore” (pagina 98) affermazione davvero sorprendente da parte di un antropologo di professione.

Dall'altra parte, il secondo protagonista è un giornalista cinese Shen Fu, che si reca in Italia per studiare il fenomeno dell’emigrazione degli italiani verso la Cina. La svolta narrativa delle due storie avviene quando in Italia scoppia la guerra civile e Shen Fu è costretto a fuggire. Mentre in Cina le autorità decidono di abbattere Kowloon,la città degli immigrati.

A margine una storia riguarda gli occhi dei cinesi che si fanno operare per avere dei begli occhi neri, e gli immigrati che invece si riconoscono proprio per il colore degli occhi e vengono chiamati Semuren (uomini dagli occhi colorati) di qui il titolo del romanzo.

Come  lettore osservo che l'alternarsi delle storie e l’intrecciarsi dei piani temporali produce spesso una certa confusione, in generale le scelte e le motivazioni dei protagonisti appaiono non sempre perfettamente giustificate.  Talvolta si ha l'impressione di leggere due romanzi artificialmente suturati insieme senza un legame logico che li renda necessari. Ma il difetto più grande, al mio modesto parere, al di là dell'ottima costruzione d'ambiente, sta proprio nell'idea centrale di un mondo dominato dalla Cina, idea che appare un po' ingenua e certamente poco motivata, forse è l'incubo di Trump e di Salvini più che una proiezione distopica del nostro presente.

Da segnalare che il libro possiede una interessante espansione online dove l'autore rende noti i materiali che hanno portato alla scrittura del romanzo, le recensioni, le occasioni di presentazione eccetera e infine faccio notare come risulti sicuramente molto efficace la descrizione del dramma della migrazione, che ricorda, ovviamente, la realtà attuale di questo drammatico  fenomeno.

Indirizzo dell’espansione on line : https://gliuominidagliocchicolorati.blogspot.com/

 

James Cambias  MISSIONE SCARABEO  2023

"Missione Scarabeo" è un romanzo di fantascienza scritto da James L. Cambias, pubblicato in Italia nella collana Urania n. 1735

La trama segue l'astronave senziente Yanai e il suo bizzarro equipaggio, composto da un'umana, Solana, affetta da una particolare avversione per i volti umani, dal corvo parlante Atmin, dal sauropode ingegnere Pera e  da un cyborg Utsuro. Il loro incarico consiste nel recupero dell'habitat orbitale artificiale Safdaghar, situato nei pressi di Giove e abbandonato dopo un misterioso incidente che ha portato alla morte di tutti gli abitanti. La missione sembra facile ma si complicherà perché un gruppo di pirati senza scrupoli giunge sul satellite ma anche perché  inaspettatamente sul satellite si nasconde  un’insidia terribile che porterà alla morte di molti dei personaggi.

L'opera si distingue per la costruzione dei personaggi un po’ favolistica ma molto efficace e per la tensione che riesce a instaurare fin dalle prime pagine e che trascina il lettore in un universo complesso e dettagliato, in cui specie e culture coesistono e interagiscono.

L'autore esplora temi come la diversità, la convivenza e l'identità, attraverso personaggi unici e ben caratterizzati. Inoltre, l'ambientazione futuristica offre spunti di riflessione sulle possibili evoluzioni della società e della tecnologia.

In conclusione, "Missione Scarabeo" offre una lettura avvincente e stimolante, arricchita da una trama intrigante e da un'ambientazione ricca di dettagli, che saprà soddisfare gli appassionati di fantascienza e gli amanti delle storie ben costruite.

 

Barbara Binotto, Un tempo per la guerra.1 Il figlio dell’aurora,  2023

"Un tempo per la guerra – Il figlio dell’Aurora" è il primo volume di una saga familiare scritta da Barbara Binotto, pubblicato da De Tomi Editore nel 2023. Il romanzo elabora, su uno sfondo fantascientifico, profondi drammi personali.

Il protagonista, Robert, è un ex leader di una civiltà avanzata i Progressivisti, umani che in un’epoca passata hanno abbandonato la Terra e colonizzato altri pianeti,  che decide di abbandonare il suo ruolo per vivere una vita più autentica sulla Terra (che però non ha più alcun ricordo della colonizzazione). Desidera che i suoi figli conducano un'esistenza normale, fatta di emozioni umane come l'amore, l'odio, la sofferenza e il tradimento. Tuttavia, i suoi figli si trovano a lottare per proteggere sé stessi e i propri cari dalle loro capacità inconsapevoli e dalle interferenze del mondo d'origine di Robert. Pur scegliendo di vivere nel passato, il futuro è dentro di loro e rischia di travolgerli a ogni passo.

Il romanzo è  scritto tutto in prima persona, ma la voce narrante varia continuamente. L’autrice infatti dà voce ai diversi personaggi, dando vita a una narrazione realmente corale ma sempre di grande leggibilità. Ogni personaggio ha il suo punto di vista che si sviluppa nel corso della narrazione.

Il romanzo esplora temi come l'identità, l'appartenenza e il conflitto tra il desiderio di normalità e la realtà di un'eredità straordinaria. La cornice fantascientifica serve a mettere in risalto l'umanità dei protagonisti, affrontando questioni universali attraverso una lente originale.

"Il figlio dell’Aurora" è un'opera che mescola abilmente fantascienza e introspezione psicologica, offrendo una lettura appassionante e meditativa. Con una narrazione ben  montata e personaggi accuratamente delineati, il romanzo invita il lettore a esplorare le sfumature dell'animo umano in un  contesto fuori dell’ordinario. Ora restiamo in attesa del seguito nei prossimi volumi.

 

 


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