lunedì 10 marzo 2025

A. C. Clarke – F. Pohl L’ULTIMO TEOREMA 2008

 



 

Ho sempre diffidato dalle opere scritte a più mani perché il segreto della scrittura e dell’arte è sempre molto personale e difficile da condividere. In effetti anche quest’’opera nonostante entrambi gli autori siano di  qualità non mi ha convinto affatto.

 Il romanzo ruota attorno a due filoni principali: Ranjit Subramanian, un giovane matematico dello Sri Lanka, è ossessionato dall'Ultimo Teorema di Fermat, un problema che ha affascinato i matematici per secoli. A differenza della complessa dimostrazione fornita da Andrew Wiles, Ranjit cerca una soluzione più elegante e immediata, ispirata alle conoscenze matematiche dell'epoca di Fermat. Inaspettatamente, durante la sua prigionia, riesce a trovare una dimostrazione semplice ed efficace, superando così un'impresa che ha sfidato le menti più brillanti.

Parallelamente alla scoperta matematica, si sviluppa una trama fantascientifica che coinvolge una razza aliena avanzata. A causa delle esplosioni nucleari sulla Terra, gli alieni percepiscono l'umanità come una minaccia e decidono di intervenire, inviando una flotta spaziale per sterilizzare il pianeta.

Le due storie si intrecciano quando Ranjit, coinvolto in un'avventura pericolosa, viene catturato e torturato. È proprio durante la prigionia, sotto stress e privo di strumenti, che il giovane matematico riesce a concentrarsi e a trovare la soluzione al teorema. La sua scoperta, oltre ad essere un trionfo personale, diventa un simbolo di speranza per l'umanità, dimostrando che anche in circostanze estreme l'intelletto umano può superare ogni limite.

Il romanzo si conclude con un finale aperto, lasciando al lettore la possibilità di interpretare gli eventi. La flotta aliena si avvicina alla Terra, ma la reazione dell'umanità e le possibili conseguenze rimangono in sospeso. Gli autori sembrano suggerire che la scoperta di Ranjit possa rappresentare una svolta decisiva, un segno di maturità che potrebbe convincere gli alieni a riconsiderare le loro intenzioni.

 

Il romanzo celebra la capacità dell'intelletto di superare ogni ostacolo, anche nelle situazioni più difficili. Le esplosioni nucleari rappresentano un monito sui pericoli della tecnologia e sulla necessità di gestire con saggezza il potere dell'uomo.

Il tema dell'incontro con civiltà aliene più avanzate è un classico della fantascienza. Clarke lo affronta con la sua solita maestria, ponendo interrogativi sulla natura dell'umanità e sul suo posto nell'universo.

 

La collaborazione tra Clarke e Pohl ha dato vita a un romanzo che unisce la profondità intellettuale del primo alla capacità narrativa del secondo. Ma è evidente che le due trame non riescono a supportarsi vicendevolmente, così che la prima, la storia del giovane matematico, per il lettore di fantascienza  finisce per essere spesso pesante o addirittura noiosa mentre la seconda, il contatto con gli alieni, si interrompe proprio quando sembra decollare. Insomma, a mio parere, una operazione non riuscita.

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