martedì 18 marzo 2025

Arkadij e Boris Strugackij È DIFFICILE ESSERE UN DIO 1964


 


 Il romanzo di fantascienza dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij è ambientato in un futuro in cui l'umanità ha raggiunto un livello di sviluppo avanzato. La storia si svolge su un pianeta distante,  Arkanar,  abitato da esseri umani con una società simile all'Europa medievale, bloccata in uno stadio di arretratezza culturale e sociale.

 Don Rumata, il protagonista, è in realtà Anton, uno storico terrestre inviato come osservatore sul pianeta. Il suo compito è monitorare l'evoluzione della società senza interferire, seguendo il principio della non interferenza imposto dagli scienziati terrestri. Tuttavia, la sua posizione è estremamente ambigua: da una parte è venerato come una sorta di semidio per la sua forza e intelligenza superiori, dall'altra è tormentato dal divieto di migliorare attivamente le condizioni di vita del popolo.

Rumata vive a corte, in un ambiente corrotto e brutale, dove l'ignoranza e la violenza regnano incontrastate. La società è dominata da nobili spietati e da un regime oppressivo che perseguita i letterati e gli uomini di scienza, soffocando qualsiasi forma di progresso.

Il conflitto interiore di Rumata si intensifica quando assiste alla repressione del sapere e all'ingiustizia. Si trova a lottare con il dilemma morale di un essere superiore che potrebbe salvare il popolo, ma non può farlo per non alterare il corso naturale dello sviluppo storico. Il titolo stesso, È difficile essere un dio, si riferisce proprio al fardello di chi possiede il potere di cambiare il destino degli altri, ma è costretto a restare a guardare.

Con il solito stile effervescente e incontenibile vi appaiono temi come quello del rapporto tra Destino e libero arbitrio: Il romanzo esplora se sia giusto intervenire in una civiltà arretrata o se ogni società debba seguire il proprio corso naturale; quello del rapporto tra Potere e corruzione: La brutalità del potere e la repressione del sapere sono centrali, in una chiara metafora del totalitarismo sovietico che però bene può essere adattata al nostro tempo; e infine quello dell’Etica della conoscenza: La superiorità tecnologica e culturale pone infatti  il protagonista in una posizione simile a quella di una divinità, ma la sua impotenza lo rende tragico.

 Lo stile dei Strugackij è crudo, filosofico e profondamente esistenzialista. La narrazione oscilla tra azione, riflessioni interiori e descrizioni di un mondo claustrofobico e violento. Il romanzo è un'allegoria potente sull'arroganza del progresso e sulle responsabilità morali di chi possiede conoscenza e potere. La sofferenza di Don Rumata è quella di chi osserva il dolore del mondo senza potervi porre rimedio, in un ciclo eterno di oppressione e ignoranza.

 

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