lunedì 28 ottobre 2024

Jim Al-Khalili SUNFALL 2019

 

 

 


Sunfall è un romanzo di fantascienza scritto da Jim Al-Khalili, un noto fisico teorico e divulgatore scientifico. Fantasioso ma attendibile scientificamente,  appartiene a quel genere di fantascienza in cui si usa la scienza reale immaginando uno scenario possibile anche se magari non auspicabile.

 

Anno 2041: Il mondo si è risollevato dalla crisi climatica, ma ad un prezzo caro. Ora è governato dall'intelligenza artificiale e la tecnologia è onnipresente.

Un giorno, improvvisamente, il campo magnetico terrestre inizia a indebolirsi. Questo espone il pianeta alle radiazioni nocive provenienti dal sole, con conseguenze catastrofiche: uragani di inaudita violenza si scatenano, colpendo le Bahamas con una forza mai vista prima; i satelliti vengono bruciati dalle radiazioni solari, causando il malfunzionamento dei sistemi di comunicazione e di navigazione in tutto il mondo; Ma soprattutto c’è un pericolo imminente: un'emissione di massa coronale dal sole è in rotta di collisione con la Terra, minacciando di annientare l'intera umanità.

Mentre il mondo piomba nel caos, e le autorità mondiali per evitare il panico nascondono la verità sulla catastrofe imminente, quattro scienziati - due uomini e due donne - si ritrovano ad essere l'ultima speranza per il pianeta. Dovranno usare tutto il loro ingegno, coraggio e inventiva per trovare un modo per invertire il campo magnetico terrestre e deviare l'emissione solare, prima che sia troppo tardi.

 

Sunfall è un thriller scientifico avvincente che mescola suspense, azione e scienza reale. Al-Khalili, fisico di fama internazionale, dipinge un quadro inquietante di un futuro potenziale in cui l'umanità è troppo dipendente dalla tecnologia e vulnerabile alle minacce esterne. Il romanzo esplora anche temi come il coraggio, la collaborazione e la speranza di fronte a una catastrofe imminente. La seconda parte del libro infatti è dedicata alla realizzazione di un imponente progetto  di utilizzo della materia oscura per far riavviare il movimento del nucleo terrestre, dal cui rallentamento deriva l’affievolirsi del campo  magnetico terrestre, senza il quale la Terra resterebbe indifesa rispetto alle radiazioni solari che così sarebbero devastanti. Incomprensioni con i politici  diversa prospettiva degli scienziati,  organizzazioni terroristiche,  cyber attacchi, mettono in scena una trama davvero avvincente.

Sunfall offre uno sguardo affascinante sulla fisica del sole e del campo magnetico terrestre. Al-Khalili spiega concetti scientifici complessi in modo chiaro e accessibile, senza sacrificare la precisione e l’attendibilità scientifica.

Non mancano riflessioni interessanti sul ruolo dell'intelligenza artificiale nella società. Il romanzo esplora i potenziali benefici e rischi dell'IA, ponendo interrogativi sul futuro dell'umanità in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia.

. I protagonisti di Sunfall sono persone comuni messe in una situazione straordinaria. Un cast di personaggi ben sviluppati e complessi Devono affrontare sfide fisiche ed emotive immense, e le loro scelte avranno un impatto sul destino del pianeta.

Sunfall è un romanzo avvincente e stimolante che tiene il lettore  incollato alle pagine. Una lettura consigliabile dunque.


 

venerdì 25 ottobre 2024

Walter Tevis A pochi passi dal sole 1978

 

Walter Tevis  A pochi passi dal sole 1978

 


Come scrittore di fantascienza Walter Tevis (1928-1984) ci ha lasciato solo tre romanzi e una manciata di racconti. I tre romanzi sono : L’uomo che cadde sulla Terra (1963), Solo il mimo canta al limitare del bosco (1980) e A pochi passi dal sole (1978), a questi dovremmo almeno aggiungere  due fortunati romanzi di  altro genere che sono diventati anche dei film di successo: Lo spaccone e Il colore dei soldi.

Per quanto riguarda il suo lavoro nel campo della fantascienza si tratta a mio avviso di tre grandissime opere che meritano di essere lette. Se dovessi sintetizzare il suo lavoro in questo campo con una formula  dovrei utilizzare un a categoria che non esiste, quella di fantascienza esistenziale. Le sue opere, infatti, sono sempre centrate sull’angoscia del protagonista, un uomo inesorabilmente solo e tormentato da dubbi e incertezze.

In particolare in A pochi passi dal sole il protagonista, Benjamin Belson, è un uomo che è riuscito a guadagnare moltissimi soldi sfruttando la situazione drammatica in cui si trova i mondo. Una crisi delle fonti energetiche, infatti, ha reso la vita difficile. C’è pochissima corrente elettrica. Persino i voli spaziali sono stati vietati per non sprecare combustibile. Benson, ricco magnate del carbone, a sue spese acquista un’astronave e va alla scoperta di fonti energetiche su altri pianeti. Dapprima trova un pianeta cui dà il suo nome sul quale c’è un’erba che emette della musica ammaliante e sembra rigenerare i corpi afflitti. Tuttavia, in un incidente, Benson si rompe il braccio e per curarsi diventa dipendente dalla morfina.  Per fortuna trova anche, sul pianeta, una sostanza naturale, l’Endolin, capace di guarire ogni dolore senza effetti collaterali.

Su un pianeta vicino trova finalmente una grande riserva di uranio pulito. Fa caricare l’astronave e la manda sulla Terra.  Così resta da solo sul pianeta per un lungo periodo e qui ha modo di ripensare alla sua vita precedente, alla moglie Anna, al suo grande amore, un’attrice , e alla figlia Myra.

L’astronave però non può atterrare sulla Terra e torna a riprenderlo. Benson scopre di essere stato bandito e privato della cittadinanza americana. I suoi beni sono stati confiscati perché ha organizzato un viaggio spaziale nonostante il divieto. Ma soprattutto perché un potente senatore non vuole che porti il carico di uranio pulito sulla Terra, perché provocherebbe conseguenze importanti sul mercato delle fonti energetiche.

Benson riesce comunque ad atterrare sulla Terra e a sfuggire alla polizia che tenta di arrestarlo. Per uscire dalla brutta situazione in cui si trova, Benson cerca l’aiuto dei cinesi ai quali in cambio vende l’Endolin e metà del carico di uranio pulito. Con l’altra metà conta di ridare energia agli Stati Uniti e quindi di riportarli ai vertici dello scenario internazionale.

Il finale ci mostra, infatti, la città di New York che progressivamente si illumina e torna a vivere.

Il romanzo chiude dunque con un lieto fine forse poco coerente con la negatività che caratterizza invece il protagonista fin dalle prime pagine.

Al di là della trama, quello che colpisce nel romanzo sono le vicissitudini interiori del protagonista, in questo simile all’alieno del primo romanzo, la dipendenza dalla droga, i contrasti con il potere, ma anche la complicata e a tratti sfrenata attività erotica in cui si trova impegnato e appare come travolto da una passione carica di sensi di colpa. Per altro va notato che il tema erotico  nel genere fantascientifico è assai raro.

In ogni caso si tratta di un testo di alto livello che non può mancare sullo scaffale di fantascienza.


lunedì 21 ottobre 2024

Fred Hoyle La Nuvola nera 1957

 

Fred Hoyle  La Nuvola nera  1957

 


Fred Hoyle (1915-2001) è stato un fisico di altissimo livello. A lui si deve l’espressione Big Bang – anche se usata in modo polemico - per alludere al punto iniziale dell’universo. Lui però sosteneva la teoria, oggi abbandonata,  di un universo statico ed eterno.  Come scrittore si fece notare perché mise la sua enorme competenza scientifica al servizio di una immaginazione molto vivace. Segnalo tra gli altri un testo fortunato che è diventato in Italia uno dei primissimi  sceneggiati televisivi di fantascienza: A come Andromeda (1962). Ora vorrei presentare il romanzo La Nuvola nera del 1957.

Siamo nel 1964. L’osservatorio di Monte Palomar scopre che una immensa nuvola nera si sta avvicinando rapidamente al sistema solare. Il suo avvicinamento alla Terra rappresenta una seria minaccia per l'umanità, che si trova di fronte alla prospettiva di una totale estinzione.

Un team di scienziati, si riunisce freneticamente per cercare di scongiurare la catastrofe.  Sorgono molti contrasti tra gli scienziati e il mondo dei politici sul modo in cui affrontare il pericolo.

Il colpo di scena accade quando  La nuvola, si rivela un'entità intelligente programmata per assorbire l'energia di cui ha bisogno dalle stelle  che incontra.

La notizia dell'imminente arrivo della Nuvola scatena il panico tra la popolazione mondiale. I governi, inizialmente increduli e restii a rivelare la verità, si trovano a dover gestire la crisi e mantenere l'ordine pubblico.

Si creano tensioni tra chi vorrebbe tentare un contatto pacifico con la Nuvola e chi invece propugna un attacco preventivo. Emergono figure eroiche e idealiste, o ciniche e disilluse.

Il destino dell'umanità è appeso a un filo. Dapprima il contatto con la nuvola provoca temperature altissime, poi  il sole viene oscurato e quindi ne consegue una glaciazione per tutto il pianeta.

Gli scienziati tuttavia trovano il modo per comunicare con la Nuvola. Essa spiega la sua natura di intelligenza senza corpo, profondamente diversa da quella umana, tuttavia ogni tentativo di spiegare i grandi segreti dell’universo naufraga per la insufficienza del linguaggio umano attraverso cui avviene il colloquio. L’autore sembra realizzare in forma romanzesca il decisivo motto di Wittgenstein : “I limiti del nostro mondo sono i limiti del nostro linguaggio”.

I politici provano a liberarsi della Nuvola bombardandola con missili nucleari, ma la Nuvola è in grado di invertire la rotta dei missili, facendone ricadere alcuni su delle città degli Stati Uniti e della Russia.

A quel punto la situazione sembra volgere al peggio ma inaspettatamente la Nuvola riprenderà il suo cammino presa da altre incombenze lasciando il sistema solare.

La nuvola nera, oltre a essere un'opera di fantascienza ricca di suspense, offre spunti di riflessione su temi profondi come la natura dell'intelligenza extraterrestre, il destino dell'umanità e il nostro posto nel cosmo. Si caratterizza sicuramente per l'accurata descrizione scientifica: Hoyle, da esperto astronomo, infonde nel romanzo una solida base scientifica, rendendo plausibili l'avvicinamento della nuvola e le sue conseguenze. Il ritmo narrativo incalzante e la suspense mantengono il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina.

I protagonisti non sono semplici eroi o vittime, ma individui con le loro debolezze e i loro punti di forza, che si confrontano con una situazione estrema. E l’autore fa emergere con chiarezza il conflitto tra scienza e politica che al momento decisivo si rivelano inconciliabili.

Ma il romanzo stimola anche innumerevoli domande sull'etica del contatto con civiltà aliene, sul futuro dell'umanità e sul nostro posto nell'universo.

Davvero una bella lettura.

 STEFANO ZAMPIERI

venerdì 18 ottobre 2024

Voltaire MICROMEGAS 1752

 

Voltaire Micromegas  1752


 

Il filosofo illuminista in lotta contro l’oscurantismo e la superstizione religiosa, si riposa cedendo al piacere della letteratura, del racconto, della creazione. Nasce così questo Micromegas (1752). Un testo che deve essere considerato tra i precedenti storici della letteratura fantastica, e per questo merita ancora la nostra attenzione.

Il breve romanzo nasce mentre Voltaire sta studiando il lavoro di Newton, e non è un caso: l’Universo, infatti, appare libero dalle gerarchie tradizionali e dalle distinzioni tra umano e divino, e si presenta piuttosto  come un unico organismo, perfettamente organizzato, e rispondente ad alcune leggi universali (come quella della gravitazione).

La narrazione, è chiaro, usa le vicende fantastiche come materiale critico rispetto alla stoltezza e alla miseria dell’umanità, come accadeva già nel modello di Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver (1726).

Già il titolo, un neologismo che esprime un potente ossimoro: l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande (Micro e Mega) sono le due dimensioni con cui l’uomo si confronta e sono ironicamente relative, dipendenti, l’una dall’altra. Perché l’Altro, l’inaspettato, non risponde necessariamente alla categorie umane alle quali siamo abituati.

 

La vicenda narrativa è molto semplice: su uno dei pianeti della stella Sirio c’è un abitante, di nome Micromegas. È un gigante alto otto leghe, è uno studioso, e viaggia per i pianeti allo scopo di arricchire le sue conoscenze spostandosi grazie a un raggio di sole oppure una cometa. Giunge così su Saturno e qui familiarizza con gli abitanti del pianeta anch’essi giganti ma nanerottoli rispetto a Micromegas.

In compagnia proprio di un abitante di Saturno, Micromegas inizia un viaggio che toccherà Giove, Marte e finalmente la Terra. Dove sbarca il 5 luglio 1737.

I due viaggiatori fanno il giro del globo, essendo però troppo grandi i loro occhi  non vedono gli abitanti del pianeta, troppo piccoli rispetto a loro, e pensano che nessuno possa vivere in un luogo tanto strano, irregolare, caotico, pieno di laghi, mari, fiumi, montagne, pianure. Poi però, usando dei diamanti come lenti di ingrandimento, s’accorgono di un abitante: una balena. All’inizio pensano che siano queste, le balene, gli abitanti del pianeta, solo dopo un po’ scoprono uno strano oggetto, una nave, per la precisione quella che ha portato una spedizione al Polo per verificare l’ipotesi newtoniana dello schiacciamento dei poli ( evento realmente accaduto nel 1736, la spedizione era guidata da  Pierre Luis de Maupertuis).

Con fatica riescono ad ascoltare le voci dei minuscoli – per loro – uomini che sono a bordo della nave. Scoprono così che gli umani hanno pensieri e anima, per quanto possano essere, o apparire, piccoli rispetto a Micromegas.

Vengono anche a sapere della follia della guerra che caratterizza l’umanità in tutta la sua storia. E che anche tra i più saggi, i filosofi, gli scienziati, non c’è meno pazzia: ognuno ha opinioni diverse, per esempio sull’anima, o sulla materia. E citano chi Aristotele, chi Cartesio, chi Leibniz, chi Locke.  Cosa fanno allora gli uomini più colti? Risponde l’umano: “Sezioniamo mosche, misuriamo linee, raduniamo numeri, andiamo d’accordo su due o tre punti che comprendiamo e litighiamo due o tremila che non comprendiamo.” (p. 69 dell’edizione Rizzoli 1996).

 

Micromegas rappresenta benissimo, con ironia e sottigliezza, il fatto che l’uomo per parlare di se stesso ha bisogno di un punto di vista esterno, che gli viene offerto proprio dalla letteratura di fantascienza. E che deve liberarsi dello stupido orgoglio di chi pensa che il mondo sia fatto a sua immagine e somiglianza.

 

STEFANO ZAMPIERI

lunedì 14 ottobre 2024

Carl Gustav Jung UN MITO MODERNO. LE COSE CHE SI VEDONO IN CIELO 1958

 

Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo di Carl Gustav Jung (1958)

 


Il saggio di Carl Gustav Jung Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo del 1958 è un testo molto serio che uno dei padri della psicoanalisi dedica a quello strano fenomeno degli UFO  esploso in particolare dopo la II Guerra Mondiale e caratteristico degli anni ‘50 e ’60. Vorrei proporre di leggere, o rileggere, questo testo come se si trattasse di una riflessione sulla letteratura prima che su un evento storico, e in questo senso vorrei proporlo come una lettura privilegiata per chi si occupa, da lettore o da scrittore, di fantascienza.

La domanda chiave da cui parte Jung è come sia possibile una simile forma di visione collettiva di oggetti di cui non si hanno prove concrete e definitive, e soprattutto come sia possibile che nell’opinione pubblica serpeggi il desiderio inconfessato di vedere questi oggetti: ”Perché mai dovrebbe essere più desiderabile che esistano dischi volanti piuttosto che non esistano affatto?” (p. 20).

Ovviamente ne dà una spiegazione psicologica, perché, ammette, dopo dieci anni di studi di non essere riuscito a raggiungere una spiegazione definitiva e attendibile del fenomeno, resta però la sua convinzione personale, pur con molte attenuazione e distinguo che “gli UFO sono reali apparizioni materiali, entità di natura sconosciuta, che provengono probabilmente dagli spazi e che erano già visibili forse da lungo tempo, agli abitanti della Terra” (p. 138) Indipendentemente da questo, però, resta il fatto che sul fenomeno viene proiettata poi una dimensione mitica. Esista o meno, esso è divenuto un mito del nostro tempo, cioè un fenomeno riconducibile alla dimensione dell’inconscio collettivo dell’uomo del XX secolo. Un uomo preso dal timore della guerra atomica e dello scontro fra le superpotenze. Tutta la tensione emotiva del tempo prende la forma di questi corpi rotondi che assumono dunque un significato simbolico.

La rotondità infatti riporta al mandala, antico simbolo della totalità e quindi della unione dei contrari e quindi della divinità. Rappresenta cioè il bisogno dell’uomo di ottenere un contenuto numinoso (contenuto di carattere oggettivo o soggettivo, espressione di potenza divina). In questo senso gli UFO rappresentano una vera e propria esigenza religiosa che Jung, polemicamente  ritiene prevalente rispetto a quella sessuale (Freud) e a quella della volontà di potenza (Nietzsche e Adler). E aggiunge a chiarimento: “Nell’esperienza religiosa l’uomo incontra un Altro che gli è superiore sul piano psichico.” (pp. 61-62)

Ecco allora il senso di esaltare le apparizioni degli UFO e di andarle a cercare, come fa Jung, anche nei sogni o nella pittura cioè nelle manifestazioni dell’inconscio. E quindi anche nella letteratura di fantascienza.

E qui Jung scopre che simili rappresentazioni sono rintracciabili anche in epoche precedenti l’apparizione degli UFO veri e propri che avviene dopo quell’immane choc emotivo rappresentato dalla II Guerra Mondiale. A riprova che si tratta di una tipica manifestazione dell’inconscio collettivo. Rappresentazioni archetipiche. Compensazione della perdita nel mondo cristiano della fede nel mediatore  (Cristo).

Per questo gli UFO appaiono, per lo più,  nella forma del rotundum che esprime la totalità del Sé (cioè la composizione di Inconscio e Coscienza) oppure come occhi che ci osservano (archetipo dell’occhio di pesce, sempre aperto).

Non è un caso,  che Jung concluda la sua analisi citando due racconti di fantascienza (La nuvola nera di Fred Hoyle e I figli dell’invasione di John Windham) ove rintraccia gli stessi contenuti inconsci che appaiono di fronte al fenomeno degli UFO, e in particolare esprime il rischio che il contatto con il contenuto inconscio possa determinare, in una coscienza che non sia preparata all’incontro, conseguenze drammatiche.

È forse questo l’insegnamento che Jung ci consegna: di fronte alle proiezioni del nostro inconscio tormentato dai pericoli della vita sulla Terra (prima il rischio atomico, o quello della guerra, oggi quello del cambiamento climatico e dell’inquinamento) corriamo il rischio di perderci, di restare annichiliti se non sappiamo prepararci al contatto con l’Altro, all’incontro con l’impossibile e l’incredibile. La letteratura fantascientifica ci aiuta ad affrontare questo momento rendendoci familiare anche il lato oscuro della realtà.

 


 

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