Una delle caratteristiche più evidenti dei romanzi di Philip Dick è quella di essere costruiti attraverso un intreccio di linee narrative non sempre ben composte ed equilibrate, è così anche in questo “I simulacri” pubblicato nel 1964. In questo lavoro, per esempio, troviamo una serie di spunti narrativi da cui si sarebbero potuti trarre almeno tre o quattro diversi romanzi.
L’ambientazione è nel XXI secolo, in un’ipotetica unione tra gli Stati Uniti d’Europa ed America. Questo stato è governato dal partito unico Democratico-Repubblicano, con il presidente noto come Der Alte e la First Lady Nicole come vero motore del potere. Il romanzo è corale, con una serie di personaggi che si muovono tra complotti di stato, lotte di potere, corporazioni e conflitti sociali, tra una élite privilegiata, la popolazione GE, e la massa, la popolazione BE.
La trama ruota attorno a numerose vicende: Le trame politiche ordite dai governanti degli USEA (Stati Uniti d’America e d’Europa), con un cambio di presidente che in realtà è un simulacro, cioè un androide perfettamente somigliante a un essere umano. La spietata concorrenza tra industrie che costruiscono i simulacri presidenziali. La progressiva distruzione della psiche del pianista telecinetico Kongrosian, che suona senza muovere le mani , e che soffre di stranissime malattie mentali, che corrispondono però a dei superpoteri.
Le disavventure di due suonatori di anfora, Ian Duncan e Al Miller, che passano dall’oscurità alla celebrità quando sono invitati a esibirsi alla Casa Bianca.
Le oscure macchinazioni di Bertold Goltz, fondatore di un movimento neonazista chiamato i Figli di Giobbe. Un rivenditore di Cataste di Catorci, missili usati con i quali ci si assicura un viaggio su Marte, pianeta che è stato colonizzato.
La presenza di uomini di Neanderthal nella California settentrionale, noti come chupper. Una legge abolisce gli psicanalisti (le malattie mentali si curano solo con i farmaci), ma fa eccezione il Dott. Superb. Le autorità vogliono che curi qualcuno sapendo che non potrà mai guarirlo. Le autorità infatti sono in possesso dell’apparecchio von Lessinger: una macchina del tempo dalla quale possono ricavare i futuri possibili. E con la quale riportano al presente il gerarca nazista Goering. La vita nei “condomini” che sono come delle città stato.
In questo folle paesaggio distopico, assistiamo a una congiura del capo della polizia in combutta con la più grande industria farmaceutica. D’altra parte si scoprirà che il paese è governato in realtà proprio dal capo della setta nazista.
Si scatena così una guerra senza quartiere tra polizia e esercito di cui forse, ma questo resta sullo sfondo, approfitteranno i Neanderthal.
Il romanzo mette in scena temi come la realtà, l’illusione e il potere, “L’intero sistema di potere – scrive Dick – è un inganno” (247). E si sviluppa attraverso una narrazione zigzagante e una ricca galleria di personaggi umani e artificiali. Alla fine il lettore ha la sensazione di essere entrato in un mondo altro, diverso, per molti versi inconcepibile, ma che conserva inesorabile le tracce di questo nostro mondo dal quale, in fondo, deriva, e ne replica il caos.
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