Ho sempre diffidato dalle opere scritte a più mani perché il
segreto della scrittura e dell’arte è sempre molto personale e difficile da
condividere. In effetti anche quest’’opera nonostante entrambi gli autori siano
di qualità non mi ha convinto affatto.
Il romanzo ruota
attorno a due filoni principali: Ranjit Subramanian, un giovane matematico
dello Sri Lanka, è ossessionato dall'Ultimo Teorema di Fermat, un problema che
ha affascinato i matematici per secoli. A differenza della complessa
dimostrazione fornita da Andrew Wiles, Ranjit cerca una soluzione più elegante
e immediata, ispirata alle conoscenze matematiche dell'epoca di Fermat.
Inaspettatamente, durante la sua prigionia, riesce a trovare una dimostrazione
semplice ed efficace, superando così un'impresa che ha sfidato le menti più
brillanti.
Parallelamente alla scoperta
matematica, si sviluppa una trama fantascientifica che coinvolge una razza
aliena avanzata. A causa delle esplosioni nucleari sulla Terra, gli alieni
percepiscono l'umanità come una minaccia e decidono di intervenire, inviando
una flotta spaziale per sterilizzare il pianeta.
Le due storie si intrecciano quando Ranjit, coinvolto in
un'avventura pericolosa, viene catturato e torturato. È proprio durante la
prigionia, sotto stress e privo di strumenti, che il giovane matematico riesce
a concentrarsi e a trovare la soluzione al teorema. La sua scoperta, oltre ad
essere un trionfo personale, diventa un simbolo di speranza per l'umanità,
dimostrando che anche in circostanze estreme l'intelletto umano può superare
ogni limite.
Il romanzo si conclude con un finale aperto, lasciando al
lettore la possibilità di interpretare gli eventi. La flotta aliena si avvicina
alla Terra, ma la reazione dell'umanità e le possibili conseguenze rimangono in
sospeso. Gli autori sembrano suggerire che la scoperta di Ranjit possa
rappresentare una svolta decisiva, un segno di maturità che potrebbe convincere
gli alieni a riconsiderare le loro intenzioni.
Il romanzo celebra la capacità dell'intelletto di superare ogni
ostacolo, anche nelle situazioni più difficili. Le esplosioni nucleari
rappresentano un monito sui pericoli della tecnologia e sulla necessità di
gestire con saggezza il potere dell'uomo.
Il tema dell'incontro con civiltà aliene più avanzate è un classico
della fantascienza. Clarke lo affronta con la sua solita maestria, ponendo
interrogativi sulla natura dell'umanità e sul suo posto nell'universo.
La collaborazione tra Clarke e Pohl ha dato vita a un
romanzo che unisce la profondità intellettuale del primo alla capacità
narrativa del secondo. Ma è evidente che le due trame non riescono a
supportarsi vicendevolmente, così che la prima, la storia del giovane
matematico, per il lettore di fantascienza finisce per essere spesso pesante o
addirittura noiosa mentre la seconda, il contatto con gli alieni, si interrompe
proprio quando sembra decollare. Insomma, a mio parere, una operazione non
riuscita.